Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

B Ire - 188 - molirla, in modo che l'acqua possa proseguire lentamente il suo corso, trascinando i materiali inutili e nocivi, e non lavorano con 110i affinchè il suolo sia del tutto uguagliato? Insensati! essi uon vogliono dar nulla dei loro privilegi; come la scogliera, essi si credono invulnerabili alle onde che li assalgono. Che importa ad essi delle poche concessioni che si son loro strappate in un secolo? I loro privilegi son così immensi che i piccoli vuoti fatti non li sentono neppure; ma l'onda ha fatto breccia, e coi materiali strappati agli stessi sfruttatori va di nuovo all'assalto, facendosene un'arma per tentare di abbatterli. Noi abbiamo contribuito all'evoluzione; che i borghesi se la piglino con se stessi, se la loro resistenza iusensata trasforma l'evoluzione in rivoluzione. Del resto, basta studiare un po' senza partito preso il funzionamento del meccanismo sociale, per convincersi che gli anarchici sono costretti ad essere riv~luzionari dalla stessa forza delle cose. Essi han riconosciuto che la causa dei mali di cui soffre la società è nella sua stessa organizzazione; si sono convinti che tutti i palliativi proposti dai politicanti e dai socialisti autoritarii non possono o quasi migliorare nulla, poiché costoro attaccano gli effetti invece di cercar di sopprimere le cause. Quando si è ben pasciuti e si sono sodisfatti più o meno i propri bisogni, è facile aspettare. Ma coloro che han fame fisicamoote e intellettualmente, una volta capita la natura del male non si. contentano _più di intravedq·e un avvenire migliore; e son9 Gino Bianco

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