Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

di secoli. Si sa, allo stesso modo, che ai giorni nostri le medesime cause che han modificata la terra, cosi come la vediamo, continuano ad agire e a preparare nuove trastormazioni. Le pioggie erodono, ove cadono, le montagne, infiltrandosi e disgr~gando il granito più duro; eppure nulla rivela il lento lavorio di disgregazione che si compie, nulla lo mostra agli occhi dell'alpinista. Passano generazioni e generazioni senza che alcuna modificazione sensibile si possa scorgere, quando un brutto giorno, la montagna crolla, rovesciando foreste e villaggi, colmando i letti dei fiumi e variandone il corso, ·seminando la ruina e la desolazione nel1' immane catastrofe. Ma, passata l'emozione e il terrore, la vita non tarda a riprendere "i suoi diritti e a germinare da tutti i pori, più forte e vivace che mai sulle stesse macerie. L'evoluzione è avvenuta lentamente, ma poi è venuto il momento in cui non ha potuto continuare il suo corso senza rovesciare l'ordine di cose esistente; ha proseguito l'opera sua, e la montagna, minata dalla base, è crollata rovesciando ogni cosa innanzi a sè. Ancora un esempio. Tutti sanno che il mare si ritira lentamente da certe spiaggie e invece invade la terra in certe altre. Le onde, venendo ad abbattersi sulla riva, ne dist~ccano i materiali, che lasciano a quelle il posto, e cosi il mare guadagna terreno; ma quegli stessi materiali, trasportati dalle acque su altre sponde, aiutano la terra ferma a spingersi nel mare. Questo lavoro si fa cosi lentamente che è appena percettibile: appena pochi centimetri, sembra, lloteca Gino Bianco

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