Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- _138 - « La guerra al di fuori implica la pace al di dentro, e cioè un periodo di facile governo, in cui l'opposizione è ridotta al silenzio, sotto pena di essere accusata di complicità col nemico. Che cosa di più desiderabile, specialmente quando l' opposizione è noiosa • e le sue forze equivalgono ali' ihcirca quelle del governo? Certo, se la guerra va male, essa cagiona inevitabilmente la caduta del partito che l' ha intrapresa. Ma in cambio, se riesce fortunata, - e non la si ingaggia se non quando si hanno forti probabilita di vittoria, - il partito che l' ha voluta e menata a buon fine, acquista per parecchio tempo una preponderanza schiacciante. Ce ne è abbastanza, anche senza parlare dei piccoli profilli che una guerra procura, per non lasciarsi sfuggire l'occasione di farla. n ( 1) In quanto ai piccoli profit!i, eccone l'enumerazione: « Ma, fino ad oggi, le classi injeriori, la cui in• fluenza conta di meno, sono quelle che generalmente forniscono la massa dei soldati semplici. Le classi agiate se ne liberano con un piccolo sacrificio di danaro, e questo sacrificio, per solito assai modico, è compensato oltre misura dai guadagni che la guerra offre ai ricchi, cui l'interdizione degli stranieri e l' obbligo di uscire dalle scuole militari, che sono chiuse nel fatto alle classi povere, conferiscono il monopolio dei posti retribuiti nella professione delle armi. Infine, se la guerra è crudele per i coscritti che forniscono, secondo l'energica espressione popolare, « la carne da cannone n, la partenza per la guerra di queste braccia tolte alla terra e ali' officina, diminuendo l' of- {I) DE MOLINAIU. lclem, idem. - p:ig, 63. B hotocri in, 3i, ~<

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