Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- 113 - lità dell'uomo all'organizzazione sociale intera, e domandare perciò di questa la trasformazione. I più arditi, e son rari, ammettono anche in teoria che l'organizzazione sociale è cattiva, che c'è bisogno di riforme, che certe istituzioni generano delitti, ma, per loro, la grande colpevole è la malvagia natura dell'uomo, che ha bisogno di un freno alle sue passioni, - passioni che malgrado tutti i suoi difetti, solo la società può giungere a comprimere. Del resto, per giungere ad attenuare la responsa-. bilità dell'intera società, costoro suddividono I' ambiente sociale in tante fette cui dànno il nome di ambienti ed a cui fanno risalire i cattivi effetti dell'influenza prodotta. In quanto alla societa, essi dicono, lascia è vero un po' a desiderare, ma in ogni modo cosi com'è protegge i deboli contro i cattivi, garantisce agli individui il libero esercizio del loro lavoro, e li garantisce d'una protezione più sicura, più efficace e più a buon mercato che se fossero costretti a difendersi da sè. Insomma, concludono costoro, la società è un contratto di mutua sicurezza che s' è stabilito fra gli individui; e se delitti si commettono, si devono più alla cattiva natura del!' uomo che all'organizzazione sociale in se stessa. Certo noi siamo ben lungi dal pretendere che l'uomo sia un modello di perfezione; è un ben triste animale infatti, questo che quando· non schiaccia il suo simile sotto il tallone delle sue scarpe, lecca quelle di chi schiaccia lui; ma, tutto sommato, l'uomo non agisce sotto la sola influenza di istiuti cattivi; e anzi 81 lii ir_ t.. _

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