Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- 109 - dosso a uno di quelli che I' han colpito la toga, per mostrare al pubblico che tutti quegli ermellini non servono che a mascherare uomini con le stesse debolezze e gli stessi errori di tutta la restante umanità, senza contare i delitti ispirati dal loro speciale interesse di casta. Così, per noi anarchici, che attacchiamo l'autorità, la legalita è una delle forme più ipocrite che più dobbiamo criticare per strapparle tutti gli orpelli che servono a nascondere le palinodie e le vergogne di quelli che ci governano. Troppo a lungo si sono rispettate queste buffonate; per troppo tempo il popolo ha creduto che queste istituzioni emanassero da un'essenza superiore che, facendole rimanere in una sfera eterea, le rendesse superiori alle passioni umane; troppo lungamente si è creduto all'esistenza di uomini a parte, d'una pasta speciale, incaricati di distribuire quaggiù, a ciascuno secondo i suoi meriti, a ciascuno secondo le sue opere, questa giustizia ideale, che ognuno guarda dal suo punto di vista secondo le condizioni in cui si trova, e che è stata codificata secondo le idee più retrograde e più sorpassate, per proteggere lo sfruttamento e l'asservimento dei deboli da parte di quelli che han saputo creare e imporre il proprio dominio. È tempo di romperla con tali assurdità e di prendere di mira direttamente le istituzioni tarlate e cattive che han lo scopo di indebolire la personalità umana; l'uomo libero non am~ette questa pretesa, d'individui che s'arroghino il diritto di giudicare e 8 "lioteca Gino Biar co

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