Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- 107 fendersi. M~ agli sfruttatori, che uccidono non uno o dieci individui, ma debilitano generazioni intere schiacciandole di fatica, lesinando tutti i giorni sul loro salario, spingendole nella miseria piu sordida, oh ! a costoro son riserbate oggi tutte le simpatie; e al bisogno si mettono al loro servizio tutte le forze della società. E la legge, di cui i borghesi sono ferocemente partigiani e difensori, quando gli sfrutrati stanchi di soffrire alzano la testa e chiedono un po' piu di pane e vogliono lavorare un po' meno,. la legge allora diventa l'umile serva dei privilegiati contrn le rivendicazioni intempe;tive dei pezzenti. È punito l' imbecille che si lascia prendere nella rete, ma il furfante abbastanza forte per romper.ne le maglie, lo si lascia scappare in pace. Si getta in pris gione il vagabondo che avrà rubato un frutto passando, ma tutti i mezzi della procedura legale sono messi al servizio del prop~ietario, perché questi possa rubare al povero diavolo che gli deve cinquanta lire una mobilia che ne costa quattro o cinquecento e rappresenta le economie di tutta una parte della sua esistenza. La « giustizia » dèlla società attuale non ha rigori bastanti per il ladro in cenci, ma protegge quelli che derubano una classe o una nazione intera. Tutte le istituzioni di questo sistema sociale non son fatte che per assicurare ai possidenti il libero posiesso di ciò che questi han tolto agli spossessali. · 3 ,lioteca "Gino 8 drco

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