Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

lt GENIO DI PIO IX. 87 gionati di non intendere, di falsare, di tradia· l'Evangelo; e di popoli invitati a scuotere un doppio giogo di una sovranità mezzo barbara) e di un Vangelo adulterato e fatto strumento di bieca politica. Chiunque ha qualche perizia negiì scritti antipapali che stanno infestando la Penisola da tre secoli, dee esser convinto che questo n'è lo spirito. E dal tanto dirlo, dal tanto ripeterlo ed esagerarlo si era giunto a persuaderlo anche ad uomin i di buona fede. Soprattutto fuori l'Italia, nella Inghilterra, nella Francia, nell' Alemagna, dove i fatti erano men conosciuti c più travisati per la lontananza, quella suppost~arbarie del Governo ponteficale che era stata sempre uno stupore, cominciava ad essere quasi uno scandalo, eziandio tra i 9attolici; massìme chi consideri che le idee di li- .A>ertà essendo colà più appurate e meglio svolte, sono dai medesimi cattolici sostenute. I piagnistei f~d i treni lamentosi onde i patriotti italiani esuli e fuggiaschi aveanò riempiti gli orecchi a mezza Europa, trovavano simpatie e compianti negli eterodossi, perchè forse consci del mistero, nei cattolici perchè illusi dalle apparenze. I termini a che si era venuto sul fine del ponteficato di Gregorio sestodecimo, dove~no certo ispirare molti timori; e se si fosse venuto a qualche estremo) se il Cappellari fosse ito esule come Pio IX, non saria mancato chi avesse detto: ben gli sta! l'ha voluto ! soprattutto i tradi tori e i ribellanti avrebbero avut~

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