Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

74 TE~DENZA RELIGIOSA vidui, per intimidir}i e impedirne la parola, ma: non si è toccato il Corpo : le antiche ire, le secolari calunnie, le invidie codarde davano il dew stro d' invcstir·e il Corpo dei Gesuiti, ed a questo si è dato addosso, pretendendo di voler salvi gli individui. La maestà episcopale, la riverenza che la circonda, e i a protezione che snpponea poter trovare, non ha permesso le oppressioni, le violenze, gli spogliarnenti e dico ancora le esportazioni penose, le ferite, i bistrattamenti e le prigionie: cose tutte rese non che possibili, ma ag·evoli dalla povertà, dall'abbandono, dalla solitudine in che si trovarono i Gesuiti; ma il grido di morte' le contumelie e le calunnie' le trepide fuahe, le ontose proscrizioni c i disagi dell'esilio, essi li si stan dividendo fraternamente con parecchi dei più degni Vescovi italiani, e coi più illustri Porporati della Chiesa. ~e la Italia ebbe la portentosa indolenza di assistere quasi balorda e intontita a somig·lianti spetlacoli , noi non ce ne stupiamo, e forse non ne ignoriamo le cagioni; ma essa avrebbe dovuto davvero dimenticare il catechismo, se non si fosse accorta della flagrante etorodossia di somiglianti attentati. E forse che ci volea altro che il catechismo per sapere che la Religione cattolica non s'insegna, non s' interpreta, e molto men si riforma dai falsi preti, dai frati discoli, dai patri oHi fanatici, dai furiosi demagoghi nei circoli popolari e nei ridotti ?

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