Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DELL'AUTONOMIA ITALIANA 57 q uesto emani ogni potere, voi non recherete in eterno una ragione che valga a persuadere ripugnante, che un popolo possa com~ettere l'autorità suprema ad un estraneo. Se la Corsica, per figura di esempio, si assembrasse in generali comizi a decidere delle sue sorti politiche , e dovesse sceg-liere l'aggregarsi alla Italia o alla Fa·ancia, a qual titolo le si potrebbe imporre il debito di unirsi alla prima colla quale ha comune ,la favella? a quale titolo le si potrebbe fare un delitto se volesse starsi colla seconda, la cui unione potrebbe per interessi più gravi esserle utile? Che se si dicesse nessuna ragione potere avere l'Italia di starsi congiunta all'Austria, e di avere una precipua sua parte soggetta a questa; moltissime ragioni avea·vi anzi in opposito per la indipendenza, per la dignità nazionale , mi avreste perfettamente d'accordo, e vi avreste davvero assenziente la mig'liore e mag·g·ior parte deg-l' Italiani. Ma non uscendo quelle rag·ioni dal giro delle convenienze, sarebbe strano che ci si volesse fondare un diritto imprescrittibile : ci si potrebbe benissimo appoggiare un voto caldo, universale, operoso ; ma asando le pratiche e le industrie, che sono i mezzi onde si ottengono le convenienze; non mai l a forza, che dee essere l ' estremo rifugio a rivendicarsi un diritto ch iaro e tincontrastahile. E che pur l' ombra non ve ne sia , se non da alta·o apparisce a questo , che se vi fosse non si 5

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