Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

56 DRITTO E CONVENIENZA chille della pugna, su questo si sono fondati: questo si è dello dit·itLo supremo, imprescrittibil e, naturale, a cui nessun popolo non può rinunziare senza delitto, e che da qualunque popolo, il quale non voglia essere per elezione mancipio, sì dee rivendicare a qualunque prezzo. Si è dunque tacitamente presupposto, anzi si è esplicitamente insegnato e proclamato questo principio di diritto pubblico e naturale: ripugna alla naturale eqttità che una nazione , tutta o parte, sia sttggetta polititicamente a Principe , a dinastia, ad assemblea straniera. Ma se vi venisse vog·lia d'intendere qualche ragione di codesta natural ripugnanza, voi non vi dovete aspettare altro che arringhe ful'iose da piazza e da teatw, che maledizioni, che ingiurie, e questa tra le prime, che siete lancia venduta al tedesco e spasimate per la tirannide. Ma suppouetemi in corpo per lo straniero altrettanta avversione che ne avete poi, che farebbe questo, qnando qui .si tratta di recare un arg-omento che persuada il mio intelletto e che acquieti la mia coscienza? o credete che l'intelletto possa restar convinto dagli odii politici e dai partiti prevalenti? Ora per quanto si è strepitato su questo punto, non si è addotto finora un fil di ragione a convincere, che il diritto ed il dovere di g·overnare nu popolo non possa risedere in un :sog·getto per lingua, per Jegnarrgio e per patria estraneo ad esso popolo. Auzi supponeudo .c,hc per mezzo di

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