Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DELL' AUTONO!IIA ITALIANA 47 sarebbe stato quello il tempo di trattare della mdipendenza italiana: e ne avrebbe trattato l'Italia costituzionale e federale come uguale con uguale, senza temere gran fatto le ombre e le gelosie diplomatiche delle gTandi Potenze ) quando sarebbe stata grande anch'essa. Vede poi ognuno che presso il gabinetto auFco il voto di tutte le rappresentanze degli Stati italiani, avrebbe avuto qualche autorità mag·giore degli urli incomposti di scolari indisciplinati e di compri plebei. Condotta la cosa a questi termini, nulla di più probabile di un ripiego, di una transazione, di un accomoda. mento, e ad ogni modo potea pur sorgere una -vera e g-iusta ragione di discordia da onestare una legittima g-uerra. Allora l'Italia appog·g-iata nella forza morale della giustizia e del dritto, e nella materiale della unità e dell'accordo, avria potuto tentare con felice successo una imp;.esa alla stessa ora militarmente e civilmente g-loriosa. Allora quella parola l'Italia farà àa sè n.on saria stato un vanto ridicolo tanto più, quanto essa era più debole e più divisa; ma saria stata una parola ispit·ata da nobile orgoglio di un popolo che la dice perchè sà di potere, e sente che non può fa1lirgli una giustificazione dall'evento. Ma questo è un condizionato che non fu, che forse potea essere, ma che i fatli moderni han reso malaS'evole, forse ancora, almeno pcl tempo presente, impossibile;· e questo è l' altro capo dei due che io dissi di sopra indubitati.

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