Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

46 DRITTO E CONVENIENZA ciò che tre mesi appresso trovavasi ingiusto in Roma. E tra questi due estremi non si avrà credo difficoltà da leali uomini e ragionevoli ad aderire più al sentimento del Vicario di Cristo, che non alle tumulluarie deliberazioni di un Go"erno, le quali etano l'eco obbligato delle sale democratiche e delle piazze. Che sarebbe avvenuto se ci fossimo tenuti alla via della vei'ÌLà e della s·iustizia, è un condizio. nato che uomo al mondo non può presumere di sapere; ma ragionandolo dai fatti passati e dalle condizioni presenti, due cose mi sembrano indubitate. La prima, che uella nuo~a vita civile acquistala dalla Italia, e più nella confederazione dei suoi Stati, se avesse potuto effettuarsi, la opinione per la indipendenza di quelle provincie, avrebbe acquistata, non dirò solamente · maagiore ampiezza, ma eziandio una gravità veramente nazionale, e diciam così una importanza diplomatica. Al che si aggiunge che quelle provincie stesse, donate anch'esse di voce legale nella cosa pubblica, cominciavano ad esercitare una preponderanza non lieve nei loro destini; e quantunque nei principii potessero trovarsi ristrette da molti lacci, il tempo nondimeno e la destrezza ·avrebbe comp;ulo un sufficiente esplicamento dell' elemento popolare' chiamato dal Pa>incipe stesso alJa pal·· tecipazion dei poteri. Condizionata a questa maniera l'Italia e raffermalasi nei novelli ordini colJa scambievole fiducia dei Sovraui e dei popoli ,

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