Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

- 44 DRITTO E CONVENIENZA. che rechi in dubbio questa suprema convenienza; non ue troverete uno, sincero amatore della dignità patria, il quale non credesse ben collocato qualunque sacrifizio per assicurarla. l\1a il riconoscel'e, il dire che un tale o tale altro acquisto ci starebbe bene, ci conviene, è forse il medesimo che averne il diritlo? e un <li· rilto tale da farlo valere colla forza delle armi? col sacrifìzio di tante vite? coi rischi J coi mali incalcolabili, colle dolorose conseguenze di una guerra? Chie{mo un' allra vo'tta: è eg·li lo stesso convenirci un bene ed averne il diritlo? Sarebbe orig·inale, inaudito al mondo che si abbia il dritto a tutlo quello che ci sta bene. E potendo la stessa cosa sta1' bene a molti J come si farebbe ove molti vi avessere lo stesso drilto? La differenza poi tra il dritto e la convenienza dimora in questo) che il primo si fa valere in tutte le guise e se volete ancora colla forza ; la seconda si procura colle industrie, coi maneggi, colle pra. tiche, e comunemente se ne fa padrone chi è più lesto d' ing·eg-no e più aiutante di mano. Appena trovi persona a cui non conver.ga la pecunia; ma il creditore ed il mercatante hanno diverse vie ad averla da te. Il primo che ne ha il dritto Li cita ai tribunali che sono la forza civile, il secondo giucando d'industria e di traffichi tira il danar·o dalla tua neHa sua borsa. Ma il ladro, a cui certo il danaro sta bene niente meno che al mercatante ed al creditore, si differenzia da essi appunto per

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