Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

12 LIBERTÀ. nuto dell'aristocrazia che sopravvive e che non si spegne coll' egalité vergato sù tutli i cantoni; lo scadimento nel credito pubblico, nei commerci, nelle industrie, prezzo troppo caro onde il com· merciante e l'operaio han compero il dl'itlo di metter nell'urna una delle sei milioni di voci pel presidente della repubblica; gl'intoppi che il Governo incontra ad ogni passo nella necessaria repressione dell'anarchia che scaltra o minacciosa si avventa da tutti i la li, sono queste le precipue cagioni per le quali una gran parte de' Francesi è fastidita della repubblica, pochi si affidano che possa mantenersi. Colla quale disposizione di animi la democrazia non può vivere; o viverà di una vita somigliante all'agonia, ag·itata dalle angosce e dalle strette della morte. Ma i popoli non morendo come muoiono gl'individui, alle agonie democratiche dee di necessità succedere un ristabilimento qualunque : la ~storia ci apprende che il più consuelo è 1' assolutismo. Più un Governo è popolare, più .ha bisogno di riposare sulle profonde convinzioni, sul concorso risoluto e forte di tutte le classi. Se la maggioranza non lo abbraccia di piena volontà, se lo ripulsa, e dico ancora se vi è indifferente, la minorità che lo sostiene non avrà altro mezzo per mantenersi, che opprimere. La oppressione ingenerando dispetto farà sempre più rara la schiera degli aderenti; e per conclusione una democrazia di questa sorte non si potrebbe aiutare d'altro puntello che della tirannide.

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