Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E DE~IOCRAZI A 1l della moderna Europa, noi non potremmo che fame un tentativo colla prevenzione, che i fatti fin quì degenerarono in anarchia e abortirono miseramente. Solo un' avventalezza da ri vo1lure o una imprevidenza giovanile ci si potrebbe gellarc con ardimento : un uom ragionevole ci vorrebbe pensar due volte innanzi di commellersi ad un sentiero o non tentato da altri o fallito . D'altra parte non mancano gravissime raGioni che ci ta·oncano la fiducia di un felice riuscimento. Una Società in cui la preponderanza numerica sia tutto, e che per questo non può tene1· conto di elementi vivi, poderosi e che saran sempre ricalcitranti: una Società che non ha poteri distinti e conlrabbilanciati tra loro per potersi vegliare scambievolmente, contenersi e correg·gersi secondo il bisogno: senza baluardi a distinguere ed assicurare di [reciproche guarentigie i vari diritti c di forti sanzioni i doveri: una Società somigliante non avrà di certo che il diritto di rivolta nella moltitudine ed il principio di dispotismo neH' autorità. Il pe1·chè se non venga sostenuta ,da specialità di origini, di luogo, d'indole e somiglianti, come accade nelle repubbliche unite di America, non sarà mai stabile ; e senza fermezza è vano sperante prosp~rità. Lo sperimento che se ne stà tog·liendo da un anno in Francia non può ispirarci molta fiducia, se non anzi può valere a crescere la nostra diffidenza. L'urto continuo in che ivi sono i vari pÒ· teri non abbastanza equilibrati , il niun conto te-

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