Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

1.52 CONCLUSION.B. attendere aiuti, se non forse ne potremmo essere disaiutati. Una intervenzione forestiea·a, implorata meno dai Principi che dai popoli oppressi , ristabilirebbe l'ordine matel'iale, facendolo pagare, s'intende, con sacrifizii dolorosi di decoro e di sostanze. Ma i cuori o i cervelli dei popoli non si rad- · drizzano colle baionette forestiere; talora si stravolgono peggio: dobbiamo ai liberatori d'Italia questa tremenda necessità a che siamo sospinti! A non dire di qualche pretensione in detrimento della libertà della Chiesa, che una Potenza interventrice potrebbe affacciaa·e al Pontefice, la sperienza ci ha mostrato che in questi casi , ad acquetare e contentare il partito vinto, si largheggia non poco in ciò che si trova più agevole, cioè nella cosa religiosa e nella morale. Talmente che in questa prima parte dell'alternativa noi non possiam vedere per la Italia che un ruinare nella eterodossia. A chi non conosce o non cura che il presente questo non parrà grave rischio; ma se ne sgomenterebbero davvero gl'Italiani se intendessero quanto il presente medesimo sia compromesso nella etel'Odossia . In popoli nella cui vita civile il cattolicismo non tenea tutta quella parte che tiene in Italia, le fea·ite nelle credenze furono el-oiziali, e appena adesso se ne stan riavendo; ma per noi sarebbero a cento tanti più perniziose, anche pel <lifetto di molti presidii umani che abbondano alh·ove. Quanto più enorme delitto sarebbe per noi il disertare le insegne cattoliche, tanto ce ne do-

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