Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

CONCLUSIONB. 151 ch e ~tutti questi sig·nori si s ia n falli Gesuiti. Nè è a stupirne: all ' aspetto di un mostro che minaccia l ' esclusività del matrimonio, le affezioni paterne , la proprie tà , la fa miglia , ogni g·eutile istinto , ogn i umanità , ogui diriUo , vi so dire che quei signori si fare bbero non che Gesuiti, ma Cappuccini e Certos ini. Tra noi l'onesto laicato si mostra freddo e i noporoso, percbè non ba ancora capi to di che si tratta; pure dovrebbe studiar di capirlo per nou impararlo senz a rimed io dallo sperimento. Ma per tutlo altrove un rav viamento ed un ristauro degli spiriti cattolici in Europa sembraci abbastanza assicu rato. Ora parteciperà la ltalia a questi vantaggi ? nell' uuivcrsal movimento che ha riscosso ed agita tuttavia quasi tutte le contrade europee, quale sarà la sua porzioue? Non pare che si possa uscit·e da quest' alternativa: o il partito eterodosso e demagogico prevale, e s'iuizierà ivi un'era d'i rreligione, d ' immoralità, di sventura , fino a farle perdere in gr an parte la fede. I callolici, ridolli ad essere una parte, benchè massima, subiranno tutte le vessazioni, i soprusi, le oppressure che la intolleranza delle sette impone ai seguaci della Terità, soprattutto nei principii. La portentosa prostrazione morale della mam;ioranza onesta nella Penisola non ci permette sperare dalla parte loro la menoma opposizione, n~ppur di parole alla invasione della eterodossia; e da fuori per questo •·ispctto è vano

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