Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

CONCLUSIONR. 145 parer libere, che io temo forte non siano pet· eisflre a~~cusate siccome indiscrete ed- ardite. Per quanto nondimeno la risposta a quelle inchieste sia stata avvertita, sarà prer,•io dell'opera per conclusione formola1la in termiui più precisi. Dote siamo adunque? Siamo parte sollo la p rcssura, pnrtc sull'orlo della tiran11ide demngoeien; c questa coudizione ci è stata creata dallo aver fa lsato i qu<:~tt ro giusti ed onesti conretli di libertà ci \•ile, d i confederazione italica, d' indipendenza naziouale e di tendenza religiosa. Il movirneulo nella Penisola c bhe efficacia perchè fu quasi uuiversale: fu Ulll\' ersa)c perchè )a maagioranza mirò ai lati onesti d i quei concetti : e solo cosi ebhe l' appoe·gio ed il concorso dei Principi e del Pontefice. Ottenuto il primo successo per una rivoluzione pacifica, un partito fanatico e furioso travolse quelle giuste id ee e si adoperò a snspiugerci alla democrazia, alla 'Unità, alla guerra coll' Au stria, ad un conato eterodosso. l quali attc•ntati sortirono in gran parte il loro effetto pe•· l' nbuso che si fece del geuio di nn gran Poutefice, non iuteso da molti buoni e falsato da pod~i tristi. Non ci saria stato per salvarci che il concorso alacre della maggioranza, e una "igorosa repressione dalla parle dei Governi cosliluzionali; ma quctla mancò per tutto; questa nella parte maagiore della Italia. Nou pure adunque riconoscemmo pienamente la condizione in che ci troviamo; ma ne potemmo altresì assesna•· le ca5ioui.

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