Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DI REPRESSIONE f4t quamente quasi un milione di vite; a qualche provincia italiana non delle più popolose l'anarchia sta costando qualche centinaio di assassinii pea· ciascun anese. Ogni animo cristiano compianse il sangue versato sulla Senna e sul Sebeto; ma il tanto più copioso delle vittime cui l'anarchia immola al buio ed al chiaro, questo sang·ue, dico, non è certo acqua, e merilerebbe anch'esso qualche considerazione. Sopratutto, e -già lo dissi, che innanzi ad una legittima forza non può cadere che chi è in atto flagTante di fellonia, e colla provocazione pone un titolo troppo giusto della sua caduta. Ma sotto i pugnali demagogici cadono ad uno, a due, e a · tre i pacifici cittadini, i padri di famiglia, i più onesti della città, cd alle vedove ed ai pupilli è stato perfino conteso vea·sare una lagrima sui cari loro uccisi, o posare un fiore sui loro sepolr.ri. Le cento vite spente in Napoli ed in Parigi cessarono ,felicemente il bisogno di spegnerne un' altra wla; ma i cento assassinii, impuniti per effetto Jella tolleranza civile, danno animo e spianan la via a consumame i cento altri ed i mille. E questo per non dire che del solo sangue versato. Ma il calice amarissimo che sta sorbendo la povera Italia a sorso a so1·so, calice di sventure religiose, morali, pubbliche, domestiche, economiche, industriali, tutta in somma questa illiade di mali che stiam divorando, e che lasceremo in do· lososa eredità ai nostri nipoti, tutta mette capo e radice in una tempestiva e forte repressione man-

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