Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DI REPRESSJONB 129 Si consided la verità della teoria nel pratico dei fatti che abbiam sott' occhio. Allot·chè l'onesto e universal desiderio di riforme civili, secondato gene1·osamcnte dai Principi, degenerò in opera di partito, i tre precipui Stati della Penisola si trovarono in diverse condizioni, e presei'O diverso atteggiamento. Pio IX non avea forze, e non potè ·però ricorrere a quel mezzo; Carlo Alberto l'aveva, avrebbe potuto, ma non volle o non seppe adoperarlo; Fe1·dinando lo potè, lo volle c lo seppe. Il Pontefice adunque che in difetto delle at·mi volle apparecchiarsi un appoggio (idatissimo nei benefizi e nell'amore dei suoi popoli) vedutelo venir meno , non potea ai suoi diritti e alla sua dignità provvedere meglio di quel che ha fatto. La tirannide democratica ne dovea essere l'effetto, e n' è stato, traendosi dietro il corteggio della intolleranza religiosa, degli spogliamen~i. delle proscrizioni e del terrore. 1\fa per quell'infelice paese la salute non istà che nella forza: una intervenzione straniera è imposta dagl' interessi della Chiesa, del Cattolicismo, della umanità ed è suggerita alla stess' ora al Pontefice dallo estremo a che si trovano i suoi popoli, che avviliti, abbiosciati ed oppressi gli stendono lagrimosi le mani. Il Carignano avea le aa·mi, e avrebbe certo potuto adoprarle: forse saria bastato il sol mostrar di volcrlo; e ci avvisiamo che il suo esercito avria fatto miglior pruova in difendere le libertà cittadi-

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