Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

{22 DRITTO E DOVERE mantenere la libertà col dispendio dell'ordine. E la ragione n' è apertissima, in quanto cioè senza questo , nessuna libertà potrehb' essere reale, conservarsi e vigorire. Se ne interrogate la gente sensata, non ne porterete altra risposta che questa; e tra lo stato di assedio e le dittature o l' anarchia, ogni uom ragionevole si terrebbe al primo. Quello è un vivere hcnchè tra ceppi, questa è un' agonia, una morte; e i ceppi ' sarebbero una grazia per l'uomo sul cui capo pendesse la scm·e. Meglio i Croati che i Crociati, si è gridato nelle campagne e nelle città lombarde, scorrazzate e devastate dalle bande del Garibaldi, ma si dirà non meno per tutta la Penisola, ·come si è cominciato a dire in Roma e in Toscana. Tanto è imperioso quell'istinto che al bisogno di vivere '"' ci fa sacrificare ogni cosa! Il perchè l'ottima soluzione del problema sociale che dicemmo innanzi, sarebbe quella che rendesse pitl raro il caso del dovere sacrificare la libertà all'ordine, e twvasse modo che il sacrifizio sia meno intenso, e risg,uardi più pochi capi. Ma in ogni caso il sacrifizio si dee fare, il decoro , la prosperità, tutti insomma i beni morali e materiali che costituiscono il ben essere di un convilto civile. È vero; la repressione è uno scemamenlo di libertà negl'individui su cui si esercita; ma è vero non meno che dove non ci ha altro mezzo a conservare un ordine cost.ituilo , essa è una esi ~

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