Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

R LA MiNORITÀ. 1 ' 5 l motivi aJdotti per abolire, cacc iare m esilio e fluo spogliare delle loro doti le Adoratrici perpetue: il motivo addotto dall' aring-atore pea· ragio nare la legg·e era, che il canto di quelle Sttore tttrbava il sonno ( pea·chè non anz i la coscienza?) di qualcuno del vicinato. No! non mai un'a ssemblea legis lativa , un Ministero nel delirio dell' oreog·Jio si renderon colpevoli di oltraggio più vi oleuto alla coscienza di un popolo battezzat o ! E quella legge portava in fronte il nome di un Pr inci pe cattolico! U.1 a nazicne che accettasse u n t a l _giogo ci par- •·ebbe precipitata al di sotto dei mancipii della Ni. grizia e del Braf.ile. Si persuadano gli Italiani: pel del it to, pe •· l'anarchia, pe1· la irreligione militano le pass ioni tulte più ardenti e più ignominiose , dall ' alter igia del dom inare fino alle turpitudini della la scivia. A que lle non è poss ibile che ponga a rgine una virtù fredda, la nguida e poco meno che egoistica. Al corag-gio del vizio si vuole opporre il cong·gio della virtìJ; e il coraggio della virtù è l'eroismo.. Noi (che varrebbe il dissimulado?) ci sia m trovati non che senza eroi smo, ma poveri eziand io di virtù comunali , ma offesi eziand io da mise aie, da privati calcoli, da pettegolezzi, da viltà, da gelosie, ed in queste mora li condizioni abbiamo un bel cicalare di libertà! Noi non potremmo essere condotti c he colle vughe; le potremo veder· cangi ate , ma non finite . Quando si dissero spezzate le abbiam ri !'entite p iù d ure : eran quell e dei medici senza mal a ti ; e de-

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