Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

t16 LA llfAGGlORANZ1 gli avvocati senza clienti tt·asformati dai clubs 1 dalle farmacie e dai caffè in legislatori. Gran cosa e appeua credibile! mentre una stampa licenziosa e sfreuata travolge le più sante idee, aizza le passioni più cieche, contamina le riputazioni più pure; la classe sana della società nella Penisola uon ha fallo quasi nulla, e tra11ne qualche geue· roso sforzo paa·ziale, si può dire che quest' at·me sia esclusivamente in mano al nemico. Dite alla stessa maniera delle riunioni politiche come sono in Parigi, indispensabili ag·li uomini d'ordine per avere anch'essi una influenza, e pet· non essere sopraffatli e schiacciati dal disordine. Dite Io stesso di qualche voce eloquente che si fosse levata nelle assemblee italiane ad avvocare la causa della relisione che è la causa della verità e della giustizia. Noi abbiamo invidiato indarno alla Francia il suo Montalembert, ed il suo Cortès alla Spagna! . A noi è mancata pet· fino una parola pea· confondere l'audacia che trionfava! Non ignoriamo che nelle medesime Camere di Torino si levarono voci •·ette, generose e calloliche; ma per somma nostra \'ergogna esse suonarono in francese, pea·chè di deputati sH·oiardi. La nostt·a lingua pal'lamentaria non si è trovata buona che per le follie demaeogicl!e e per le bestemmie! Ma via: gli onesli Italiani hanno alla fine fatta una scoperta per affranr.are la patria loro da lulli i mali del dispotismo democratico , e pea· compensare il difello degli altri mezzi divisati di l

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