Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E LA MfNORIIÀ tl3 ci fu per nulla: il potere fu abbandonato ai facitori della rivolta; ed il solo cangiamento recato vi fu l'imporre alla nazione uomini sempt·e più democratici. L'operare come ha fatto la Francia sllppone un popolo colto, intendente di cosa pubblica, pieno di vita e risoluto ad ogni costo di non farsi opprimere; nelle quali condizioni l'Italia sta indiett·o assai. Ma per non arrossi•· troppo dal paragone, yuole ossuvarsi che )a prima nel 93 subi la stessa sventura che abbiamo incontrato noi, e l'essere stata dottrinata con quelle tremende lezioni, fa che nell' at·ingo civile essa si trovi a precederei di mezzo secolo. Al difetto della spuienza civile avrebbe potuto supplire un poco di tenaci_tà per l'ordine, di amore alla giustizia, di zelo per la relig·ione ; ma in questo ci siam trovati così infingardi, così dappoco e, diciamlo proprio colla sua parola, cosi nuBi, che i medesimi nostri oppressori han dovuto tt·asecolare a tanta morbidezza. I.a maggioranza in Italia ha guardato con una indolenza prodigiosamente stupida farsi un monopolio di energia, un monopolio di stampa, un monopolio di opinione; ed è miracolo se abbia avuto spirito da brontolarne di soppiatto! Egoisti dal cuot· di lepre, voltabili ad ogni ven t f), indecisi, condescendenti, fino adulatori colla nequizia, noi abbiam creduto di aveme abbastenza qnando non si è toccata la nostra persona e la nostra borsa; ma

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==