Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

112 LA MAGGIORANZA e fermo come una rupe ag·li attacchi dei socialisti , la risolutezza onde la nazione ha dinunziato il profìciscere ad un'assemblea nominata sotto le influenze del Governo provvisorio) sono stati i precipui mezzi onde la Francia ha scat·tati dal governo della repubblica i rivoltosi che la crearono, ed ha potuto declinare infinite sventm·e , costituendo nn ordine che potrebb' essere dut·aturo e che ha il massimo ostacolo nei creatori medesimi della repubblica. Se così si fosse fatto tra noi, l'Italia sarebbe salva; e certo le sue speranze non sariano state così dolorosamente tt·adite. La democrazia pura proclamata in Francia sta riuscendo ad incremento di religione e di libertà; una semplice Costituzione proclamata in Italia ci sta fruttando scadimento dell'una e dell'altra. 1 n Parigi si è gridato Vive le clergé; a Roma, Morte ai preti: in Francia si pensa seriamente a disfa1·e un monopolio d'insegnamento, oppressivo dei diritti più santi della natura; a Torino si sta architettando, e riuscisà più ancora oppressivo e tirannico del francese. Perchè ciò P La rag·ione è manifesta: in Ft·ancia ed in Italia la rivoluzione è stata opet·ata da uomini p1·esso a poco della medesima tempera. Ma colà quegli uomini souo stati messi da canto e lasciati appena sui banchi estremi della Montaana a fremere, a strabiliare, a bestemmiat·e; laddove nei tre Stati della Italia superiot·e la piccolissima minorità fu tutto; il suffragio universale

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