Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E LA l\IINORJTÀ. 107 Mostruoso fino al portento è ciò che avviene m Roma. Allo scellerato decreto della notte dell' 8 al 9 febbraro, a quell'allo il più infame e sacrilego tra quanti se ne fossero fin quì veduti nella Penisola, quanti preser parte? In Roma· che il facessero seriamente non furono più di un tre mila: molto a vero dire, e che è trorpo manifesto indice della declinazione morale e religiosa di quell' infelice paese; poco nondimeno se si consider·i, a quall mani è stato abbandonato da nn paio d'anni, di quali scandali è stato spettatore e complice impunemente , quanti aiuti gli sono venuti meno, e soprattutto qual giornalismo rad icale e demagogico ne ha alla libera t: senza contrasto travolte le idee, ed alleratone dalla r·adice il senso rel igioso e morale. Ma pochi o molti che siano stati per &è stessi i prevaricatori, il fatto è che relativamente quelle tre migliaia non furono che una piccolissima minorità t·iguardo ai settantamila che avevano diritto al suffrag·io. Vuoi dire adunque che una parte vent iquattresima dettò la leg·ge e impose il giogo alle rirnanenti ventitrè, cioè quasi al tutto, anzi moralmente al tutto, perchè in questo caso '1l Lutto non può essere che la mag·gioranza; e per colmo d'impudenza, di cinismo e d'insulto tutta quella mole d'iniquità si proclamava im1alzata sul suffrag·io della maggioranza. E questa larva di popolo è quella, il cui suffragio pretendono che si rispetti i socialisti dell'asr.emblea francese; questa larva di popolo è quel-

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