Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

E DEMOCRAZIA 3 essere il prezzo dolo1'oso sempre, spesso anc01·a colpevole di acquistate franchig·ie. Senza colpo fe - rire, senza versare stiiJa di sangue noi entrammo nel sospirato arringo di popoli libm·i, ed avemmo i nostri Principi stessi ( necessità o larghezza non monta ) che vi ci mauudussero. Più ottenemmo noi che non la Francia colla subita espulsione degli Orleanesi; che dove quella nello stesso g·enere di governo libero si diede più larghe forme, noi dall'assolutismo di parecchi secoli trapassammo di tratto ad un g·enere del tutto nuovo, ed avemmo oggi suggelli ad una legge comune coi popoli quei Sovrani, i quali ieri non conoscevano altra regola che il relto loro volere, ma che aVl·ebbero potuto eziandio il loro capriccio. Dato così gran passo nell'arringo civile, parea che dovessimo quietar finalmente, e applicar l'animo a correre il nuovo compito che la Provvidenza ci aveva assegnato; ed era lungo, faticoso, forse ancora di non sicuro riuscimento. Dovevamo di comune accordo inaffiare la nuova pianta perchè profondasse le sue radici; dovevamo educarla con lungo amore, ed attendere con pazienza che alle foglie s'intrecciassero i fiori, ed a questi succedessero i frutti. Sopratulto dovevamo abituarvi gl' inesperti che eravamo tutti; affidare gli ombrosi che erano moltissimi e forse i più. Senza queste due condizioni un Governo con elemento popolare non riposando sulle simpatie e sul concorso del popolo , sarà sempre torbido

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