Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

IL GENIO DI PIO IX. 97 tirare ciò che ha concesso , quando l' altra parte contraente ha sì bi'Uttarnente e iniquamente violate e calpeste le sue obblig·azioni? Nè si dica che a rompere quelle obbligazioni fu una parte anche '"piccola del popolo. No! quanto al delitto siam ben lungi d'imputarlo a tutti; ma quanto ad una solidarietà bastevole a subirne le conseguenze, furono moralmente tutti. Pochi è vero consumarono la fellonia; ma tutti non seppero , forse ancora non vollero impedirla o disfarla quando sicuramente potevano; e con ciò ne presero sopra di loro la responsabilità. Alla rnen trista si chiarirono per popolo non capace di governo costituzionale, non maturo per quello e certo neppur voglioso di a· verlo. La maggioranza dei sudditi pontifici si è mostrata ben poco sollecita delle libertà cittadine, quando si è trovata sì morbida a sottomettersi al dispotismo demagogico. E crediamo di non ingannarci dicendo, che il popolo romano all'assolutismo di Pio nono e del Colleg·io dei ·cardinali non vorrebbe preferire il liberalismo di Sterbini e del circolo popolare. Sulla quale osservazione ogni uom ragiot;Ievole vedrebbe appoggiato non dirò solo un diritto, ma una somma convenienza di rivocare delle concessioni alle quali il popolo non si trova maturo, e protesta, come può solo, tacitamente di rinunziare. Qui non si tratta che il Principe riprenda i suoi diritli, ma sì veramente che rivendichi la libertà dei suoi soegetti dalle violenze di un potere tirannico ed usurpato. Se

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==