Paolo Costa - Dell'arte poetica

.28 SF.RMONE A cui dier sapi'enza i sudor sparsi Nei campi di Accademo , faran plauso Gl' italici rfeatri, se agli avvisi Dell' arte de' trag-edi orecchio attento Darete. A voi li porgo == Oh che presumi ? Se' tu forse poeta? == lo non mi arrogo Divini onori : accolgo in brevi carte Ciò che i Sofi dettàr : la cote imito , La qual non taglia e fà. tagliente il ferro. Un miserando fatto, che sia pieno Di timor, scegli , ma pon mente in pria Che pietade e timor son vano gioco Se non valgono a far più hel1a e cara La virtude , e più sozzi ed ahhorriti I vizi ed i delitti. In scena io vidi L' adultero talvolta e l ' assassino Farsi ammirandi, e mettere ne' petti Di sè amore e pietà. Vide Lamagna (l) Baldi garzoni allo splendor sedotti Oncle vestito sui teatri apparve Il delitto , fi·a i boschi a cercar lode Con le rapine e i sanguinosi assalti. Di virtù invidlahili risplenda Quegli , della cui sorte avversa o lieta l-Io a dolermi o a gioir ; ma poi non sia Forte così che passi:on non soffra. Socrate , che di sè pietà non sente , L ' altrui pietà non muove. Il cor mi preme

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==