Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

zione teorica separa il socialismo dalla democrazia, colla sua azione pratica ve lo incorpora». Il rivoluzionarismo di Mussolini appare piu verbale che reale poiçhé si risolve sul piano pratico essenzialmente nell'intransigenza elettorale. L'intransigenza assoluta è una pura ipotesi irrealizzabile, un partito politico che l' « attuasse » tagliando sul terreno elettorale « tutti i ponti » con i democratici appare un impossibilismo assoluto ». Esso riceverebbe poche adesioni e i suoi deputati sarebbero costretti a svolgere soltanto un'opposizione ad oltranza; non avendo fiducia nella legge e nella legalità non sarebbero altro che « dei propagandisti rivoluzionari ». Un partito politico nella realtà è costretto inevitabilmente ad inserirsi ·nel gioco democratico e ad accordarsi con i gruppi che pur combatte. « La lotta elettorale e la lotta parlamentare sono una scuola di compromessi, come la democrazia, della quale esse sono le forme ed i modi d'azione, e le formule di Mussolini e dei suoi amici non potranno cambiar niente ». Il divario era profondo. Per i sindacalisti, chiaramente, l'unica forza in grado di dare « tutto il suo senso pratico alla lotta di classe » era l'organizzazione del movimento operaio. Mussolini, invece, non credeva che il sindacato da solo fosse capace di un'azione rivoluzionaria e riteneva che esso dovesse limitare la sua attività all'ambito delle questioni economiche, lasciando al partito i compiti e le finalità politiche 4. Il partito doveva affermarsi in ogni campo, anche in quello della lotta elettorale, non tanto per fiducia nell'azione parlamentare socialista, quanto perché doveva divenire una forza potente capace di bloccare, al momento opportuno, le funzioni dello stato e preparare l'avvento al potere del proletariato. Il compito di promuovere e àirigere la rivoluzione spettava al partito, che però aveva bisogno per realizzarla dell'ausilio di tutte le organizzazioni economiche. Per questo motivo Mussolini pur non condividendo i principi del sindacalismo, ne avvertiva l'importanza quale unica forza .veramente rivoluzionaria, nel campo dell'organizzazione operaia, su cui avrebbe potuto contare al momento del passaggio all'azione, ché la Confederazione Generale del Lavoro era arroccata su posizioni riformiste. Gli appariva quindi necess~rio giungere alla ricostruzione dell'unità sindacale del proletariato: i sirid~calisti, pertanto, avrebbero dovuto svolgere all'interno della C.G.d.L., un'azione di spinta nei riguardi della maggioranza simile a quella che egli andava sviluppando in seno al partito 5 • È indubbio che Mussolini, incamminatosi sulla via di « una revisione del socialismo dal punto di vista rivoluzionario » si era avvicinato ai sindacalisti cercando, in 4 Intervista a Il Giornale d'Italia, 6 luglio 1914. · s Cfr. ne La Patria - Il Resto del Carlino, 26 aprile 1914, l'intervista concessa al corrispondente del quotidiano bolognese Gaetano Serrani. A proposito del problema sindacale e dei rapporti con i sindacalisti rivoluzionari Mussolini così si espresse: « Bisognerà pur giungere alla unificazione del proletariato in un solo organismo. I- sindacalisti potrebbero rientrare nella C.G.d.L. potrebbero anche dominarla riuscendo a conquistare le cariche direttive. Allora il sindacalismo - come già in Francia - discuterebbe « sé stesso» mentre oggi in Italia è uno strano miscuglio di ideologie e tattiche». Cfr. anche Renzo De Felice, Mussolini il rivoluzionario, Torino, 1965, p. 184. 45 Bibliote.caGino Bianco ,.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==