Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

seine Autonomie, und wir wiissten nicht, welcher Waffen s,ich der Irredentismus dann noch bedienen konnte »). Ma l'annessione austriaca della Bo~nia e dell'Erzegovina parve compromettere tutto, perché nella generale crisi politica che ne derivò, fur'ono coinvolti anche i rapporti tra JSociaHstiaustriaci e italiani. I socialisti austriaci, ·mesisidi fronte al fatto compiuto, per disapprovando la politica del governo, cercarono di minimizzare l' avvenimento giudicandolo « niente altro che la definizione formale di una situazione di cose già da lungo tempo esistente», e lo facevano in. piena seduta di ratifica della commis·sione deg1i Esteri alle Delegazioni austro-ungariche, per bocca di Pittoni, con risonanze politiche per nulla attenuate· dal fatto che poi Pittoni votasse, unico, contro l'annessione. Prevedibile la reazione dei socialisti italiani. Salvemini, sulla Critica Sociale del 16 ottobre, esortava i socialisti italiani a smettere di inseguire « la pace ad ogni costo» per difendere senza piu scrupoli gli interessi italiani compromessi dall'espansione austriaca nei Balcani, dal momento che « noi vediamo con sommo dolore che i socialisti austriaci [ ...] non solo non insorgono, ma dichiarano ufficialmente per bocca di Adler e un po' anche - è doloroso doverlo constatare - dell'italiano Pittoni, che l'Austria non ha fatto nulla di male a metter fuoco alle polveri e che in questa faccenda gli altri stati non hanno nulla da dire e nulla da censurare». Gli avvenimenti di quei giorni portavano Salvemini molto lontano dal vigoroso a1:1tirredentismodei primi anni del secolo, e forzandone l'attenzione alla politica estera lo spingevano ad un giudizio sugges_tionatodalla eventualità di una egemonia austro-germanica, ai cui effetti guardava con ansie del tutto simili a quelle di Battisti, con il quale l'amicizia si alimentava anche ad una stretta affinità di ideali culturali e politici. Quell'egemonia significava il rafforzamento della reazione e del militarisl;ll.oin Europa, e quindi la minaccia piu grave all'internazionalismo socialista: occorreva rompere con la Triplice, accostarsi all'Inghilterra, come alla sola potenza capace di porre riparo alla spinta imperialista del mondo tedesco. Il taglio ·manicheo che può essere obiettato a questo ragionamento politico fa già avvertire la trasposizione che Salvemini stava operando dei termini della lotta di classe dal piano interno dei rapporti nella società borghese a quello esterno dei rapporti internazionali tra ,stati borghesi e stati proletari: ed era operazione gravida di pericolosi equivoci, ma prima di tutto era un modo di liquidare lo stesso principio dell'internazionalismo proletario e di giustificare anche in nome del proletariato le ragioni di una politica « nazionale ». In realtà, Salvemini deviava, irreparabilmente, dai binari del socialismo classista, recedendo sulle posizioni di generico riformismo democratico da cui era partito: in questo egli non faceva che dare una singolare testimonianza del diffuso disorientamento ideologico del socialismo di quegli anni. 28 BibliotecaGino Bianco

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