Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

primo a far cessare lo sciopero.) Il Mu~solini ritrattò quindi l'accusa di « fellonia », i malintesi nella maggioranza furono chiariti e la pesante polemica dei riformisti si spuntò. Ciò consenti al dirigente romagnolo di contrattaccare piu decisamente, con una intervista al Giornale d'Italia ( 6 luglio; una prima intervista era stata pubblicat~ dal quotidiano romano il 23 giugno) e con un articolo su Utopia (15-31 luglio). · .È anche probabile che a ristabilire l'unità formale della maggioranza e a far riconsiderare la situazione giovassero in modo decisivo i successi elettorali socialisti nelle amministrative di giugno-luglio. Le liste del PSI ottennero infatti, a partire dal 14 giugno la maggioranza a Bologna, Milano, Cremona, Mantova (provincia), Novara, Verona, Busto Arsizio, Piombino, Torre Annunziata e in altri importanti centri (complessivamente piu di trecento comuni, oltre a quattro provincie), costituendo per la prima volta una rete di amministrazioni socialiste su buona parte del tetri torio nazionale. Tuttavia la discussione sulla « settimana rossa » non cessò: su Critica sociale, dove nei numeri del 16-30 giugno e del mese di luglio avevano preso la parola il Treves, Alessandro Levi, Angelo Crespi e Giovanni Zibordi, quest'ultimo scrisse ancora due violenti articoli (nn. del 1°-15 agosto e del 1°-15 settembre), nei quali denunciava la « dittatura» mussoliniana e poneva ancora una volta il problema delle corresponsabilità della Direzione del partito. Privilegiamento delle folle disorganizzate, revisione dei principi engelsiani e dell'evoluzionismo della Seconda Internazionale, predicazione sistematica della_ rivolta: erano queste le imputazioni del settore riformista al Mussolini. Ma era appunto la pressione diretta sulla Direzione la nota che via via · si accentuava. Certe ultime manifestazioni di dissenso tra il Mussolini e il Serrati, la Balabanoff, lo stesso Lazzari, avevano messo in chiaro che alla realizzazione del progetto coltivato dal Turati fin dall'indomani di Modena - cioè la saldatura di un fronte centrista costituito dal riformismo strategico dei turatiani e dalla intransigenza formale dei lazzariani - il solo grosso ostacolo si chiamava proprio Mussolini. Per un paradosso che derivava dalla mancanza di fondamenti teorici dell'azione di partito, dalla lunga crisi del marxismo, l'unica bandiera conseguentemente antiriformista era rimasta - tra i capi piu noti - nelle mani dell'uomo « delle barricate », del « follaiuolo » che dirigeva l'Avanti!, mentre si accep.tuava la parabola involontaria dell'ex Frazione rivoluzionaria. IV . BibliotecaGino Bianco

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