Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

colo, che ~e non è di Pittoni è certo ispirato alla sua linea, richiamava l'attenzione sull'altro grave nodo politico, il problema balcanico, risolvibile solo con l'impegno delle due potenze a mantenere lo status quo territoriale, rinunciando a qualsiasi velleità annessionista; quanto alla questione amministrativa della Macedonia, bisognava proporne l'internazionalizzazione come preludi~ al definitivo assetto autonomo del paese. In contrasto con le attese di Labriola, Bonomi dedicò al convegno pagine piene di perplessità sulla Critica Sociale del 16 aprile, uscendo in amare considerazioni sul potere d'influenza politica dei socialisti austriaci e germanici ai fini della pace: « I socialisti tedeschi - egli scriveva - hanno tre milioni di voti ed un forte gruppo parlamentare, ma nella politica interna ed estera essi valgono quanto il matto nel gioco dei tarocchi [ ...]. Si accontentano di ripetere al Reichstag il loro vecchio discorso sul pericolo russo, assicurando nello stesso tempo il Kaiser che, in caso di minacce per la patria tedesca, essi sapranno fare il loro dovere». Quanto ai socialisti austriaci: « La loro influenza politica è ancora minore e, travagliati come sono dalle lotte di razza, in un paese in decomposizione, dove le energie dei partiti non possono svilupparsi normalmente, debbono accontentarsi delle astratte affermazioni d'internazionalismo, di cui sono cosf prodighi i loro compagni di ·Germania». Eppure, al di là della lezione morale che poteva venirne, l'efficacia politica del. convegno dipendeva proprio da questa pregiudiziale: << Quali mezzi i socialisti dei due popoli si propongono per volgere alla democrazia i loro rispettivi istituti politici, per esercitare sugli indirizzi della politica estera un'influenza adeguata alle loro forze elettorali e per assicuràre la pace? ». Su questo. interrogativo Bonomi stendeva l'ombra dei suoi dubbi. Ma, proprio in quei giorni, i commenti piu severamente scettici vennero dagli articoli sul Popolo di Battisti, la cui stessa assenza dal convegno, del resto, ancera una volta, non era priva di significato 18 • Battisti si riconfermava convinto che il convegno non avrebbe potuto essere nulla piu che preparatorio e la sua utilità doveva venire anzitutto dal riconoscimento dei diritti nazionali; e, come raccogliendo certe ansie dei socialriformisti· italiani, nell'articolo del 13 aprile scriveva: « L'irredentismo, in quanto stabilisce i diritti delle singole nazionalità non può essere misconosciuto dai socialisti [ ...]. Logico corollario ai diritti delle nazionalità è. quello che ogni nazione ha l'obbligo di difendere con qualsiasi mezzo la propria integrità territoriale. Infine l'accordo sarà unanime nell'augurare che i diritti di tutti si 13 Cfr. Il Popolo, 13, 18 aprile 1905 e ora C. Battisti, Scritti politici e sociali, a c. di R. Monteleone, Firenze, La Nuova Italia, 1966, pp. 241-243. 13 BibliotecaGino Bianco '

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