Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

ancora da precisare - avrebbe dovuto svolgersi fra cinque rappresentanti delle due direzioni di partito, austriaco e italiano, e dei rispettivi gruppi parlamentari. Era un notevole ripiegamento rispetto all'idea originaria di una partecipazione addirittura allargata ai socialisti di Germania e di Ungheria e non è difficile scorgervi o l'intento di un certo disimpegno, o la misura cautelativa di ridurre l'incontro a fini puramente informativi, o l'uno e l'altro motivo insieme. E difatti, proprio per questo la risoluzione di Firenze, mentre l'Arbeiter Zeitung in pratica taceva, suscitò contrastanti reazioni tra i socialisti italiani dell'Austria. · Il 15 ottobre sul Popolo Battisti pubblicava un articolo in cui, uscendo dal riserbo, esprimeva a chiare lettere il suo punto di vista e, in perfetta coerenza col suo scetticismo sugli effetti pratici e sulla risonanza politica di un convegno sia pur a larga partecipazione, definiva l'ordine del giorno di Firenze « una saggia deliberazione. »: ed è comprensibile, pensando che essa coincideva con la sua tesi di un incontro utile solo se a livello informativo, quale di fatto ora era ridotto. E, a ribadire il concetto, aggiungeva: « Quanto all'opera di propaganda è meglio che propaganda ora non se ne faccia [ ...]. Prima di fare della propaganda bisogna avere idee chiare e idee chiare per ora non ne scorgiamo. Il convegno di pochi potrà perciò giovare molto [ ...] , mentre un grande comizio con molte chiacchere gioverebbe solo ai mitingai che vanno alla caccia di réclame personale e anziché orientare il partito lo disorienterebbe». Dunque: nulla piu che un incontro preparatorio per uno scambio di vedute fatto con discrezione e come in sordina. Certo Battisti valutava le cose in rapporto a quella esigenza di concretezza, di fattività, che era tipica del suo temperamento: ma c'è da chiedersi quanto valesse anche un incontro di questo genere, una volta che, nell'incalzare di eventi allora ritenuti decisivi per i rapporti tra i due stati, l'iniziativa pacifista dei socialisti avesse rinunciato ad ogni risonanza politica o anche propagandistica presso l'opinione pubblica. Decisamente negativo fu, al contrario, il commento di Piva sul Proletario del 19 ottobre. Piva riconosceva la necessità di un convegno preparatorio che servisse a rendere gli interlocutori edotti dei limiti entro i quali potevano reciprocamente impegnarsi. Ma se questo era lo scopo della risoluzione di Firenze, si era sbagliata strada: « Il convegno - egli scriveva - si presenta adesso piu inutile ancora: i cinque rappresentanti d'Italia si presenteranno perfettamente _ignari di tutto ed i cinque rappresentanti dell'Austria porteranno con sé la risoluzione del congresso di Briinn - . rigida, inappellabile - o i loro individuali temperamenti formati dall'ambiente o dal paese al quale appartengono». E polemizzava infine con i socialisti triestini, accusandoli di aver accettato il deliberato fiorentino, per di piu seriza consultare il rappresentante istriano dell'Esecutivo, Giuseppe Lazzarini. 8 BibliotecaGino Bianco

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