Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

contro il centrismo, con la rinuncia all'agitazione per un partito nuovo. In un momento cruciale, quindi, le forze che avevano trovato negli ultimi fatti la dimostrazione delle loro ragioni critiche diventarono gli. strumenti· di una politica unitaria di tipo tradizionale, che vanamente poi cercarono di modificare dall'interno. Al di sotto di questo complesso di fatti sta, ancora una volta, la vischiosità del riformismo turatiano, la sua superiore coerenza cultural-politica, la tradizionale capacità di gestire il partito attraverso terzi. Non ultima dote dei riformisti, il coraggio spinto fino alla provocazione. Nel corsivo già citato del 2 novembre, Una battuta polemica, il Serrati aveva confessato che gli era precedentemente mancato il coraggio di contrastare decisamente i compagni che avevano accettato compromissioni con lo stato borghese. Ai riformisti il coraggio della lotta interna non era invece mancato, e questo aveva loro dato anche in tempo di guerra una capacità e una ricchezza d'iniziativa che sistematicamente aveva obbligato ed ancora obbligava gli avversari ad un logorante e improduttivo lavoro di controllo e di contestazione. Della novità che in questo quadro rappresentavano la elaborazione del Bordiga e la costituzione della Frazione rivoluzionaria del '17 si è detto: ma dopo Caporetto anche la Frazione è inserita nella dialettica dell'apparato e questa situazione limita senza. dubbio le sue possibilità di sviluppo. Anche gli insegnamenti della rivoluzione russa sono recepiti lentamente e vanno soggetti a varie deformazioni. Già le eccezionalità della situazione italiana nel novembre '17 e i limiti imposti alla stampa socialista fanno si che la notizia della conquista bolscevica del potere, riportata dall'Avanti! il 1O novembre, rimanga priva di commenti adeguati. Ing. crede in un accordo Lenin-Cernov; ma la sua collaborazione al quotidiano del PSI ha ormai breve durata. Antonio Gramsci scrisse un articolo che suscitò qualche ·eco, nel quale giudicò la rivoluzione russa come un avvenimento sviluppatosi al di fuori degli « schemi critici entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico » ( La rivoluzione contro il « Capitale », in Avanti!, 24 dicembre 1917 ). Era un travestimento spiritualistico e volontaristico del leninismo, che dimostra la immaturità teorica e politica del Gramsci. Altri, nella Frazione rivoluzionaria, dovevano portare avanti la riflessione sull'esperienza russa e collegarla ai problemi del socialismo italiano. Ma, in definitiva, solo dopo la fine della guerra il socialismo italiano si troverà a dover fare XXXVII BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==