Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

in quel periodo. Il Lazzari definiva « giuste in astratto » le tesi intransigenti della sinistra, ma si appellava a « ragione », « esperienza », « tempo » e « spazio » per negarne la concretezza e per chiedere ai compagni di non dare seguito al loro programma d'azione. D'altra parte la dottrina socialista. era « ripugnante ai metodi di sabotaggio » e il PSI aveva una « tradizione di miglioramento sociale e di bontà» che gli impediva di « aumentare i danni e i dolori » e di contrastare il « naturale sentimento di preferenza e di amore per il paese nativo ». Dalla lettera traspare la mentalità unitario-amministrativa del Lazzari, che considerava suo compito principale quello « di condurre incolume il nostro movimento attraverso le presenti difficoltà ». Ma il movimento di base aveva ormai indicato la sua scelta: proprio in quei giorni la rivolta torinese è in pieno sviluppo, ed è soffocata dopo una dura e sanguinosa lotta (con quasi cinquanta morti di parte popolare, e una decina tra le forze dell'ordine) nel corso della quale il PSI non aveva dato, secondo la testimonianza di Mario Montagnana, « il minimo segno di esistenza ». Nei mesi tra la repressione di Torino e le polemiche che seguirono Caporetto la situazione nel PSI attraversò una fase tra le piu complesse; nel drammatico intrecciarsi degli avvenimenti e delle polemiche si distinguono tuttavia alcune linee fondamentali. In previsione ' del congresso nazionale del partito (già fissato per il mese di settembre a Roma, poi rinviato fino a novembre; alla fine, nel clima della sconfitta militare, proibito dal prefetto di Roma) i riformisti si mantennero all'offensiva, ed anzi l'intensificarono volgendo a proprio favore l'esperienza di Torino. Il Lazzari oscillava come sempre, nel tentativo di salvare insieme la collaborazione allo sforzo bellico e il pacifismo di principio. Il 12 agosto egli inviò uria circolare ai sindaci socialisti invitandoli a pronunciarsi sull'eventualità di dimissioni in massa contro la continuazione della guerra (e ciò provocò un grosso scandalo politico nazionale); ma il 28-29 agosto si recò col Serrati e il Modigliani alla conferenza di Lontra tra i socialisti dei paesi dell'Intesa, incrinando cos'i lo zimmerwaldismo del PSI. (Alla successiva conferenza, tenutasi pure a Londra dal 21 al 24 febbraio 1918, si recarono il Modigliani, lo Schiavi e il Serrati, che sostitu'i il Lazzari incarcerato.) Il 23-24 settembre a Firenze il segretario del partito intervenne al congresso della FIGS e vi tenne un discorso moderatore, con inviti alla prudenza, alla valorizzazione del sentimento di patria, al rispetto delle tradizioni. I giovani non se ne diedero per intesi: alle votazioni, XXXII BibliotecaGino Bianco

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