Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

reagire alla traduzione dei problemi internazionali del socialismo in termini di illuminata politica estera della democrazia dell'Intesa indussero il Serrati ad una presa di posizione a favore di Lenin. È da quel momento che i riformisti del PSI e la stampa borghese cominciano a parlare di un leninismo italiano e dei pericoli di un ~<sabotamento » proletario della guerra. (Viva Lenin!, in Avanti!, 20 agosto). Ma il mancato approfondimento delle questioni della rivoluzione e del leninismo stesso davano fin dall'inizio al<<bolscevichismo » serratiano quei caratteri mitologici e mistificatori che saranno emblematici del massimalismo nel 1919-'20 e ne faciliteranno il controllo -da parte dei turatiani: a breve distanza, del resto, lo stesso Serrati avrebbe riconfermato, con la partecipazione al congresso internazionale di Londra, l'occasionalità e l'incertezza che caratterizzavano i suoi atti politici. A Torino, il 13 agosto, si era svolta la piu vibrante delle manifestazioni rivoluzionarie occasionate dall'equivoco tour dei russi. E a Torino, dal 22 al 25 agosto, ebbe luogo il piu grande moto di ribellione operaio e popolare del tempo di guerra, occasionato dalla mancanza di pane ma preparato nei mesi precedenti da agitazioni e manifestazioni di malcontento il cui carattere politico si era via via accentuato e si esprimeva nella parola d'ordine spontanea « fare come in Russia» e nel diffondersi travolgente della popolarità di Lenin. Nelle vivaci discussioni tra i socialisti torinesi, intanto, solo una parte dei dirigenti si era dimostrata dispost~ alla guida di un'azione rivolu- _zionaria contro la guerra: tra- questi erano il J3arberis, che dopo i « fatti di maggio » e la successiva riunione milanese della Direzione aveva dato le dimissioni dal ma·ssimo organismo del partito, e il Rabezzana, che si era anch'egli dimesso dalla carica di « fiduciario » della Direzione st~ssa. La nuova sinistra torinese aveva avuto una parte importante n,ell'organizzazione nazionale di una « Frazione intransigente rivoluzionaria », decisa a Firenze nel mese di agosto dai delegati di alcune delle maggiori sezioni e federazioni del partito e dei centri minori, il cui manifesto costitutivo aveva un contenuto nettamente antipatriottico, classistà, internazionalista. La denominazione della Frazione non era, in realtà, che la ripresa polemica del titolo che i sinistri si erano dati nel 191 O: l'accusa della Direzione lazzariana di aver tradito il socialismo rivoluzionario era evidente, e risultò. suffragata da una lettera che il Lazzari stesso scrisse ai torinesi il 24 agosto dopo aver conosciuto il testo del manifesto. Si tratta di un documento che illumina efficacemente la parte conservatrice del segretario del PSI XXXI Bit·· J.ecaGino Bianco·

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