Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

Negli anni della guerra lo sforzo politico dell'azione riformista era notevolmente aumentato. La caduta del Salandra, al quale il Turati aveva già nel dicembre 1915 apertamente rimproverato il rigetto delle sue proposte di collabora~ione, e l'ascesa çlel ministero Boselli (giugno 1916), con Vittorio Emanuele Orlando agli Interni (il quale scelse come suo piu vicino collaboratore - come si è detto - il giolittiano Corradini, legato personalmente al Turati) fu determinante per l'ingresso graduale dei destri del PSI in U:na tacita e dignitosa union sacrée democratica che andò realizzandosi nell'anno successivo àl di là della ·condotta ufficiale dei deputati del PSI alla Camera (dove però il GPS si divise nel giudizio sull'ipotesi fatta dal Turati nel suo discorso del 17 dicembre 1916 di « rettificazione del confine » e di « garanzie strategiche » per l'Italia) e delle dichiarazioni di intransigenze della stampa riformista, e aveva la sua giustificazione nel disegno di-mettere un cuneo tra giolittiani e salandriani e all'interno stesso dello schieramento interventista del 1914-'15. La polemica antiriformista del Serrati, che nella seconda metà del 1915 e nei primi mesi def '16 era stata in generale prudente e allusiva, viene emergendo dunque dopo Kienthal e dopo la formazione del nuovo ministero nazionale, con riferimenti alle illusioni parlamentaristiche e filo-orlandiane dirette ad obbiettivi limitati di politica interna. In realtà alcuni di questi obbiettivi erano stati raggiunti: il PSI, la CGdL, la Federterra, le Federazioni operaie e impiegatizie, le cooperative potevano fruire di un margine di libertà assai ampio in relazione con lo stato di guerra; margine che i riformisti ·tendevano ad allargare con le continue richieste di riduzione della censura e di osservanza delle guarentigie parlam"entari e costituzionali. Fu costituita, e cominciò a funzionare, la Lega dei Comuni socialisti. La convivenza di queste molteplici attività con il pacifismo del PSI era formalmente perfetta, e, la formula « né aderire né sabotare )> poteva apparire come la garanzia dell'equilibrio tra i· valori internazionalistici e la necessità di una presenza del partito nell'ambito nazionale della lotta politica. È specialmente la seconda metà del 1916, con la ripre·sa del movimento ipternazionalista rivoluzionario e il profilarsi delle tesi wilsoniane, che vede l'inizio di una biforcazione che renderà via via piu difficili le mediazioni e gli eclettismi ti tipo lazzariano. Le divergenze tra i socialisti italiani sulle proposte dello Wilson vengòno prendendo corpo specialmente _dopo il messaggio del 23 gennaio 1917 del presi- • XXIII BibliotecaGino Bianco

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