Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

si è alzata. Si è creato cosi quell'ambiente favorevole per la guerra, per cui quando si propose lo sciopero dovemmo dire: è impossibile ormai' ogni mòvimento; perché la sconfitta nostra era già avvenuta da .. un pezzo. Errore, secondo noi, della Direzione del Partito, errore che a quel tempo facevamo rilevare alla Direzione stessa a nome delle Sezioni di Milano e Torino. » .L'entrata in guérra sanzionò una grande sconfitta del proletariato italiano e il modo come essa avvenne fu .una dimostrazione del distacco tra la Direzione del PSI, ed in particolare il suo Segretariato politico, e le masse popolari. L'enorme potenziale di opposizione rivoluzionaria all'intervento fu ridotto ad una sorta di resistenza passiva (sporadiche e quasi solo personali furono le manifestazioni di dissenso dei richiàmati; nelle città la censura e le leggi di guerra calarono su un movimento ormai spento; perché si determinasse una nuova dinamica delle, forze popolari avverse al conflitto imperialistico si doveva giungere alla fine del 1916 e, soprattutto, alla primavera-estate 1917) che attribnf ai dirigenti una patina di nobiltà morale ma frantumò e disperse le forze che erano disposte ad un urto diretto con lo Stato. Il discorso non va peraltro ristretto alle giornate di maggio: in tutti i socialisti dell'ala sinistra, anche in quelli che pensano che proprio durante la guerra la lotta di classe doveva essere intensificata « al parossismo » (A.. BoRDIGA, Il « fatto compiuto », in Avanti!, 23 maggio), è maturata dall'agosto 1914 al maggio 1915 il senso dell'inevitabile; prevale l'impressione di aver assolto al proprio dovere politico nella massima misura consentita dalle circostanze, evitando .l'ubriacatura nazionalistica e conservando le forze per il « dopo », per quella piu forte ripresa della lotta sulle rovine materiali e morali del conflitto che era prospettato nell'ultimo drammatico manifesto della Direzione socialista (Avanti!, 23 maggio), chiudendo vittoriosamente il « caso Mussolini » e bloccando le propensioni nazionali dei riformisti. Quest'ultimo è un motivo che si riaffaccia lungo tutta la durata della guerra, e che avrà nel Se!rati il suo alfiere. In verità quelle propensioni .nazionali sono piu che mai vive, e la formula del Lazzari dà loro ampie possibilità di ulteriore esplicazione. Il confronto tra le posizioni di forza della sinistra e della destra del PSI è sotto tutti gli aspetti impari. La ·vecchia Frazione rivoluzionaria degli anni 1910-'12 e la sua continuazione come blocco di direzione politica del partito, cioè il filone antiriformista, eterogeneo ed eclettico dall'origine, è profondamente scisso in varie componenti XVII B . teca Gino Bianco

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