Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

partito si riunisce a Bologna con i rappresentanti del GPS, della CGdL e delle· maggiori Sezioni per ribadire le posizioni neutralistiche e per dividere le responsabilità dei socialisti da quelle delle classi al potere, ma ancora una volta evita l'appello alle masse per una lotta aperta, e constata anzi la impossibilità di una resistenza: nasce la parola d' ordine lazzariana « né aderire né sabotare », che « media » la tendenza social-patriottica dei rappresentanti del GPS e della CGdL e le pressioni dei membri rivoluzionari della Direzione, dei rappresentanti delle Sezioni locali piu imp'ortanti, della FIGS, che il 9-11 maggio aveva tenuto a Reggio Emilia il proprio congresso nazionale sotto il segno dell'intransigenza rivoluzionaria. In luogo dello sciopero generale viene programmata per il 19 maggio una serie di comizi. Le 1nasse sono disorientate e prive di ogni direzione centralizzata. Tuttavia a Torino la decisione di lotta delle organizzazioni operaie sbocca il 17-18 maggio in un grandioso sciopero, con episodi sanguinosi di lotta di strada. Sulla ferita della sconfitta popolare, della sconfitta di una classe operaia senza direzione politica, si scatenerà la reazione interventista; ma le due giornate della resistenza resteranno per i socialisti rivoluzionari torinesi come il primo atto di una battaglia che riprenderà nel 191 7 e nel dopoguerra e che li spingerà ad un ripensamento dei problemi della classe e del partito. Anche a Milano la situazione, mentre si tiene la riunione bolognese del PSI, è tesa; ma la base socialista e operaia attende invano il segnale della lotta. « Noi pensiamo - disse il milanese Repossi nel suo intervento già citato al Congresso di Roma - che la Direzione del partito, nel periodo pre-guerra, ,abbia errato. [ ... ] Noi pensiamo che in quel periodo la Direzione non si adoperò come avrebbe dovuto. Tutti noi che siamo qui eravamo contrari alla guerra, ma quando a Milano da qualcuno si diceva: sciopero nel caso di mobilitazione, la Direzione .avrebbe dovuto, a nome del Partito [ ... ] imporre a tutti questo sciopero. Questo doveva farsi: fino dai primi giorni opporre alle dimostrazioni degli interventisti le nostre, ai loro bastoni i nostri, alle loro armi le nostre armi! Anche non vincendo dovevamo fare il nostro dovere fino all'ultimo. Sarebbe stata la disperata difesa delle nostre idealità. Invece nulla! Le sezioni furono disarmate, gli uomini nostri piu rappresentativi si opponevano, quando c'erano dei comizi in piazza si ritiravano, quando si faceva alle bastonate e si cacciavano gli inter- · ventisti· dalla piazza si diceva che eravamo teppisti, e quando centinaia e centinaia di nostri compagni venivano arrestati nessuna voce XVI Biblioteca Gino Bianco

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