Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

tando a parlare, mostrava come le opinioni fossero tutt'altro che concordi: « Il comitato dice che lo sciopero generale si può fare; altri - e fra questi Treves e Turati - dicono di no » 173 • Si rendeva necessaria una scelta; il terreno della lotta socialista non poteva continuare a ricercarsi fra le incertezze -di una predicazione rivoluzionaria e la pratica puramente riformista del GPS. A Torino, già dal 29 gennaio s'era ufficialmente costituito il Fascio rivoluzionario d'azione composto da giovani socialisti, anarchici e sindacalisti. Ma Serrati coi compagni della Sezione milanese non si pronunciò, anzi riguardo allo sciopero generale sostenne « Io non sono né p~r il si né per il no. Non si deve ipotecare l'avvenire. Non possia1no sapere cosa accadrà domani. Non siamo in tempi normali e perciò non possiamo precisare sin d'ora un'azione determinata». A parte il fatto che, neanche in futuro, egli si pronuncerà per una azione determinata, ciò che va constatato è che il suo discorso racchiudeva uno sbocco politico, che in sostanza ricalcava le posizioni del Turati poiché questi già il giorno 28 aveva sostenuto di « non credere alla possibilità e all'efficacia di un movimento rivoluzionario ai giorni nostri ». E piuttosto indicativo ci sembra il particolare che presso le carte di P .S., depositate all'ACS, si commenti che Serrati« parlò insistendo vivamente come Treves, sulla necessità della propaganda neutralista senza ricorrere, salvo casi estremi, ai moti rivoltosi » 174 • « Qual è ora il nostro compito? », si chiedeva pertanto Serrati: « E-sso è resistere con tutte le forze per il mantenimento della neutralità. Un seguito di fatti ci conforta in questo nostro atteggiamento: la borghesia non vuole la guerra. L'Italia è impreparata; lo dimostrano le stesse sfere 1nilitari. C'è infatti fra i soldati un'avversione assoluta contro la guerra. I militari di professione, il Governo, lo Stato Maggiore, debbono tener conto di questo stato d'animo dei soldati. Eppoi vi sono in Italia tante terre irredente, tanti fratelli da redimere - ripeteva con toni apostolici -. La disoccupazione è dappertutto: migliaia e migliaia sono gli emigrati che hanno fatto ritorno in Italia e che si trovano senza lavoro; e il prezzo del pane aumenta e la fame comincia a spingere i lavoratori sulle piazze. ·Questa Italia - dichiarava Serrati con un ottimismo che non è suo - bisognerà bene che pensi a tutto ciò » 175 • Alla fine, rivelando in pieno tutti i limiti del proprio determinismo, conclus·e: « Se domani la situazione sarà tale da esigere che anche i socialisti scendano in piazza, essi lo faranno. Noi - precisava, riferendosi piu a se stesso che non al Partito - non siamo mai stati per la rivolta» 176 • Per ora, dunque, è lo stesso direttore dell'Avanti! che predica l'im173 Cfr. resoconto assemblea della sezione milanese del PSI in Avanti!, 6 febbraio 1915. 174 ACS, Div. Gen. P.S., Affari generali e riservati, Conflagrazione Europea 1914-1918, Agitazioni pro e contro la guerra, pacco «Milano», Telegramma in data Milano, 5 febbraio 1915. 11s Avanti!, 6 febbraio 1915. 176 Ibidem. 132 BibliotecaGino Bianco

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