Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

indicare poi l'atteggiamento che il paese doveva concretamente assumere, oltre l'invito ai comizi per il 21 febbraio. Si cadeva cosi in quel tanto deprecato « accademismo » proprio nel momento in cui si cominciava a disquisire, in maniera quasi filologica, sulle varie interpretazioni da dare all'o.d.g. di Firenze. Intanto le masse continuavano a protestare sulle piazze e il 31, nella stessa capitale, si assisteva ad un comizio di 2000 persone contro il rincaro del pane. Cosi a Bergamo e a Cagliari la folla intraprese un tentativo di assalto ai forni.. In Sicilia - a Termini Imerese - violente dimostrazioni della folla e intervento della truppa; a Castellammare di Stabia - riferiva l' Avanti! 170 - la « folla tentò di rompere il cordone della polizia per entrare nella casa comunale». Negli Abruzzi, .in Calabria (a Catanzaro), nel Veneto (Venezia, Adria) in Toscana, « viva agitazione nell'elemento operaio » e dimo- ·strazioni per il rincaro del pane. La CGL intanto, d'accordo con le leghe delle Cooperative e la Federazione della Società di Mutuo Soccorso, lanciava un « appello agli Italiani » 171 alquanto laconico e rinunciatario, in cui dopo aver quasi constatato il fallimento della politica confederale nei riguardi della classe dominante, ·concludeva con un ennesimo invito all' « esercito dei lavoratori» di tutto il· paese ad esprimere in comizi solenni 1e proprie volontà. « Fu chiesto, sosteneva il manifesto - firmato da Rigola e Vergnanini - a proposito del problema granario, « che si abolisse il dazio doganale sul grano; che il Governo acquistasse all'estero, mentre il prezzo ne era mite, grosse partite di frumento, per distribuirle ai Comuni per consumo interno; che si combattesse l'incetta e la ,speculazione sul fondamentale alimento dei lavoratori». Ma questi ed altri provvedimenti - doveva riconoscere la CGL - « il Governo, o non prese affatto o li prese con tale indugio e con tanta lesineria da apparire un vero fantasma». Dietro l'invito pertanto a « intensificare l'opera di reclutamento, di organizzazione di pressione intelligente e precisa », va dunque intravisto un amaro riconoscimento dell'inutilità d'una politica gradualista. Né lo stesso Lazzari, dinanzi alla protesta del proletariato italiano contro la speculazione capitalista, sapeva consigliare altro che « assistere e fiancheggiare queste agitazioni onde siano adottati imm~diati provvedimenti atti a lenire· e soddisfare le imperiose esigenze della vita popolare » - 172 • Il 5 febbraio, Serrati prendeva la parola a una seconda seduta della Sezione socialista milanese, sul problema che era ormai fatto vivo da piu parti: lo sciopero generale. Ma il vizio di partenza dei suoi discorsi era e sarà sempre lo stesso: l'affannosa ricerca del mito unitario. « Dobbiamo cercare un terreno su cui ci si possa trovare tutti d' accordo, un terreno di comune intesa. Esso c'è» - sostenne Serrati; ma segui17° Cfr., per tutte le agitazioni, Avanti!, 1 e 2 febbraio. 171 Cfr. La Confederazione del Lavoro, 1° febbraio e Avanti!, 3 febbraio 1915. 172 Cfr. Comunicazioni del Segretario, in Avanti!, 5 febbraio 1915. BibliotecaGino Bianco 131

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