Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

L'incapacità del PSI andava trovata nelle incertezze dei quadri dirigenti, dentro al Partito cioè, e non fuori di esso. Del resto, nei riguardi di Serrati, la critica mussoliniana « rivoluzionaria intransigente» doveva aver ben poca presa, dato che questi, carico d'energia, andava battendosi di per sé, da tempo, contro ogni degenerazione parlamentaristica, con toni predicatori altrettanto violenti quanto que~lidell'ex-compagno. Una settimana dopo il famoso comizio di Parma, scriveva infatti ad Arturo Caroti: « Vi sono dei deputati socialisti, che nessuno conosce, che non fanno nulla, né in Parlamento né fuori, per il movimento proletario. Essi sono d'impaccio all'azione socialista, non di aiuto .. È contro di essi - lamenta Serrati -.- che vanno le proteste nostre e di molti .compagni e sezioni, che in questi giorni ci hanno mandato in proposito sollecitazioni e ordini del giorno » 129 • Era uno sviluppo di temi bordighiani, di appelli a « prepararsi alla guerra virilmente ... fissando bene le vie e gli scopi della nostra propaganda, (che) deve essere senza concessioni e senza transazioni» 130 • Né è un caso che in quei giorni di fine dicembre Serrati e Bordiga stessero piu a contatto a Milano e, insieme, partecipassero, il 20 del mese, a un comizio contro la guerra in Via Foro Bonaparte. Serrati non mancò di polemizzare coi pretesi rivoluzionari interventisti e, sempre saldo nel « puro ideale», chiuse il comizio ·ricordando ai lavoratori « quanto sia piu alto e piu nobile vivere per la causa che correre al suicidio della guerra per disperazione » 131 • Il dibattito sull'intervento all'interno del PSI Cosf, a cavallo tra il '14 e il '15, si veniva formando, attraverso la polemica con il « transfuga» Mussolini, un nuovo indirizzo dei giovani socialisti italiani nei riguardi del mito della guerra « per difesa » accettata ormai dalla maggioranza dello stesso gruppo parlamentare. « Il Partito Socialista si trovava dunque in tutti i casi ad un bivio. Due strade si aprivano ma inconciliabili fra loro », sosteneva Bordiga; « o sacrificare sull'altare della patria la propria fisionomia ed in gran parte il proprio avvenire o indebolire, seguitando senza scrupoli la sua azione specifica, la nazione alla quale appartiene ( ...). In nessun caso, senza rinnegare sé stesso - proseguiva il giovane napoletano, parafrasando la stessa posizione che in quei mesi prendeva Lenin, il quale stigmatizzava il « difensismo » della patria - il Socialismo può rassegnarsi alla concordia nazionale. Questa è condivisa ed esaltata da tutti gli altri partiti sempre che la patria sia in pericolo, anche se per colpa o volontà del governo statale. Ma tale concordia non può e non deve essere comune a noi quand'anche la causa dell'orribile fenomeno della guerra fasse 129 Lettera ad A. Caroti pubblicata in Avanti!, 20 dicembre 1914. 130 A. Bordiga, Per il . socialismo rivoluzionario contro le degenerazioni, ne Il Socialista, 17 dicembre 1914. 131 Resoconto del comizio in Avanti!, 21 dicembre 1914. 120 BibliotecaGino Bi.anca

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