Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

lettera a Serrati del dicembre, né Lenin mai ripeté lodi dopo Reggio Emilia, la settimana rossa e il Congresso di Ancona. Anzi, già nel gennaio 1915 avanzava chiaramente le sue incertezze: « Noi non idealizziamo affatto il partito socialista italiano, non garantiamo affatto che resterà perf.ettamente fermo, neppure in caso di entrata in guerra dell'Italia » 99 • In fondo lo stesso Serrati quando nel 1923 pubblicò la lettera che Lenin gli aveva ·spedito, commentava, non ·senzarimpianto, che quegli ammonimenti « rimasero senza risposta». Né poteva valere la scusante che tali consigli fossero immaturi o irrecepibili per i socialisti italiani. Era chiaro infatti che la borghesia italiana e il suo governo volevano la guerra e manovravano per essa. Prima del discorso Salandra alla Camera (3 dicembre 1914) si poteva ancora sperare che dalla neutralità non si sarebbe usciti, ma dopo le affermazioni del Presidente del Consiglio, ciò divenne sempre piu illusorio. « La neutralità liberamente proclamata e lealmente osservata - sostenne lo statista pugliese in Parlamento - non basta a garantirci dalle conseguenze dell'immane sconvolgimento ... L'Italia ha vitali interessi da sostenere, giuste aspirazioni da affermare, una situazione di grande potenza da mantenere ... Non dunque, inerte e neghittosa, ma operosa e guardinga; non dunque impotente, ma poderosamente armata e pronta ad ogni evento dovrà essere la neutralità nostra » 100 ; il che significava in pratica preparazione ad una guerra di aggressione e non di difesa. Il 9 dicembre, pertanto, l'Avanti.' pubblicava una significativa lettera di Aladino Bibolotti, segretario dell'Unione Socialista di Massa in cui si richiedeva giustamente al partito un « atteggiamento ben piu energico nella opposizione antiguerresca ... dopo il fatto nuovo delle comunicazioni del Governo. Necessita che tutte le nostre forze siano mobilitate prima delle mobilitazioni dell'esercito del re ». Già in alcune città erano sorti, a dire il vero, i fasci rivoluzionari d'azione internazionalista, in altre i comitati misti (socialisti, sindacalisti, anarchici) antiguerreschi; « ma ciò non basta» proseguiva il Bibolotti; spettava infatti ai « grandi organismi dare la parola d'ordine, promuovere, coordinare, disciplinare il movimento». Era innegabile infatti che dal settembre - pur essendo la cronaca italiana piena di comizi di disoccupati, di tumulti del caro prezzo del grano, di accuse contro veri o presunti accaparratori - i socialisti avevano limitato il loro intervento alla situazione singola, al caso particolare, « senza affrontare, commenta Ambrosoli, il problema di un piano generale provocando un unico movimento di protesta » 101 • A tale mancanza il futuro dirigente comunista 102 - facendosi eco di 99 Ibidem, p. 87. 1oo Cfr. il discorso Salandra alla Camera dei Deputati, in Atti Parlamentari, tornata del 3 dicembre 1914, riportato anche in Avanti!, 4 dicembre 1914. · 101 L. Ambrosoli, Né aderire né sabotare, Milano, 1961, p. 55. . 102 A. Bibolotti parteciperà, poi, nel 1921 alla fondazione del PCd'I. 114 BibliotecaGino Bianco

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