Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

tere) fu, nella pratica, incapace di fare intendere, seppur minimamente, il grave colpo che si infliggeva ai danni dell'Internazionalismo proletario. Ma era questa una parola che ai socialisti italiani si presentava in maniera assai piu astratta di quanto non potesse apparire. In realtà va detto che « l'Internazionalismo » del Serrati, in Italia, ril)lase per lungo tempo una eccezione e tale si manterrà durante tutto il periodo della guerra. Negli altri « compagni» v'era un Internazionalismo a parole, poiché, in_realtà,, in ognuno di essi continuava ancora a vivere lo spirito « patriottardo ». Serrati, al contrario, ·era internazionalista per istinto, per convinzione, per esperienza: col medesimo spirito egli si era rivolto alle folle in Italia e all'estero, trovando dappertutto gli stessi problemi fondamentali delle classi. La sua stessa vita 17 sembrava una ulteriore prova che l'Internazionale dei lavoratori poteva e doveva diventare una realtà. Pertanto, il constatare nei suoi compagni il crollo di quella fede, fondamentale a suo giudizio per ogni buon socialista, lo spinse a rinchiudersi in una irremovibile trincea di pessi- . m1smo. È in questa posizione di segregato silenzio e di supino isolamento che vanno inquadrati i due episodi che, nel settembre 1914, meglio delinearono la negativfrà del pessimismo serratiano sia verso i membri della Direzione, in occasione della missione Sudekum, sia verso i rappresentanti italiani dell'Internazionale convenuti a Lugano il 27 dello stesso mese. Per giunta v'è da osservare che proprio alla vigilia di quelle che, a nostro parere, furono le « occasioni mancate » del Serrati, s'era ·svolta sull'Avanti! (subito dopo la decisione del PSI e della CGL di proclamare lo sciopero generale nel caso in cui si uscisse dalla neutralità), tutta una accesa campagna sia per ribadire la fiducia nell'Internazionalismo rs,sia per combattere il senti17 Sul Serrati manca, ancor oggi, uno studio critico e biografico. Per· quanto riguarda la sua formazione giovanile, mette conto qui segnalare un opuscoletto apologetico (edito subito dopo il successo elettorale del PSI nel novembre 1919) di Paolo Valera (G. M. Serrati, Milano, 1920), utile come testimonianza diretta, ed un articolo di P. Secchia, Ricordi e ricerche in G. M. Serrati - che in gran parte trae dal Valera dati e notizie -, pubblicato nel 1954 su Movimento Operaio. Entrambi si soffermano, con interesse, su taluni aspetti della vita « randagia » di Serrati militante socialista, sui suoi lunghi esilii, prima che egli fosse éhiamato, nell'ottobre 1914, ad occupare la direzione dell'.Avanti!. In quegli anni, infatti, maggiormente si formò la sua :fibra di lottatore, i1 suo stile giornalistico spesso brioso e pungente. Allora soprattutto prese vigore il suo carattere negli aspetti peculiari: intransigente, polemico, rude, spesso « orso » ma generoso di sentimenti; insofferente talvolta ai -consigli novelli dei compagni dell'« ultim'ora», ma sempre disposto a mettere al di sopra della sua personalità, del suo « io », del suo orgoglio, l'interesse del Partito e della causa del socialismo. Forza di carattere, da un lato, abnegazione dall'altro. Scriveva, dopo la sua morte, Dino Bonardi, su Quarto Stato del 26 maggio 1926: « Se traverso la prosa tagliente ed arguta degli « Scampoli», l'uomo parve angoloso e persino inesorabile, negli episodi di vita egli non fu che buono, generoso, magnanimo e gentile. Sotto la sua scorza rude, palpitava un cuore fraterno. E dietro la «mise» angolosa del polemista, vigilava l'amico pronto ad ogni soccorso, capace di ogni sacrificio... ». Questa generosità, questo altruismo Serrati soprattutto li aveva sperimentati durante gli anni dell'esilio, a contatto con gli operai emigrati. « Frammezzo a loro - scriverà egli stesso nel 1923 - testimone delle loro fatiche, dei loro dolori, delle loro poche gioie, io ho passato parte della mia vita. Vivendo povero come loro e lavorando per dare all.a loro esistenza la luce di un pensiero e la :fiamma di una fede, che ne rendesse meno grave il quotidiano lavoro, allietato dalla speranza di un avvenire migliore, io ho conosciuto la loro socie!à assai piu nobile, assai piu generosa, in ogni caso assai piu sincera, di quella con la quale - m apparenza piu educata e piu civile - dovetti avere, piu tardi i miei rapporti, ritornando in patria». (Cfr. G. M. Serrati, Il manuale del perfetto carcerato, cit.). 1s Cfr. A. Balabanoff, L'Internazionale socialista e la guerra, in Avanti!, 9 agosto 1914. 89 BibliotecaGino Bianco

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