Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

. . ribellarsi al ·mito dell'organis·mo costituito, ora la CGL, in -seguito, durante e dopo la guerra, il partito. In fondo la sua critica a qualunque tipo di organismo accentratore doveva servire soltanto a mantenere fissa nelle masse l'idea, il mito, d'una rivoluzione a immediata scadenza, ma non appena si presentava l'occasione di indicare l'inefficienza rivoluzionaria di tutta la composizione partitica, e non solo di qualche compagno, egli veniva improvvisamente rapito dal dogma del militante fedele cui tutto era permesso giudicare dell'ordine borghese, tranne l'imborghesimento dello stesso PSI. Invitato, dunque, a Genova a pronunciarsi sull'atteggiamento tenuto dalla CGL durante la settimana rossa - che pure era stato duramente criticato dalla CdL di Milano - Serrati « ... approvò l'operato della CGL perché lo isciopero non voleva essere rivoluzionario e terminò rilevando che le trasformazioni ·socialinon si compiono interamente che con la vio~enza» 13. E già il 13 giugno, aveva scritto su Il Secolo Nuovo: « Noi abbiamo sentito in queste ultime settimane tutta la impreparazione rivoluzionaria - vogliamo dire barricadera - del nostro movimento! Attraverso una propaganda quasi ventenne di svalutazione dell'atto violento noi abbiamo debilitato noi stessi. .. E il parlamentarismo contorce e svisa ogni nostra azione; conturba e corrompe ogni movimento del partito socialista », aggiunse scagliandosi contro la « meschina commedia del parlamentarismo pagliettista ». « È ora che ci diciamo queste cose - concluse dopo aver accennato alla inconsistenza delle prospettive -rivoluzionarie dello sciopero di quel giugno - che le pensiamo, che ce ne preoccupiamo. La borghesia monarchica italiana ha deluso il sogno di coloro che speravano in un dolce, rosso tramonto. Il suo riformismo ha fatto cilecca. S'è mostrato come la maschera con cui essa ha coperto la reazione, il militarismo, l'affarismo. La borghesia non può essere che borghese vale a dire avida di dominio, cieca e violenta. Contro la sua violenza noi dobbiamo preparare la nostra. Pensiamoci e pre- . . pariamoci ». · Il dramma serratiano è tutto qui: dichiararsi. prima concorde con la tattica riformista della CGL e poi aspirare ad una trasformazione violenta dell'ordinamento sociale. E questo, in sintesi, sarà l'equivoco ·su cui si fonderà l'intero massiinalismo italiano: volere venerare insieme Turati come « maestro » e Lenin come« guida». Questo atteggiamento, che egli preservò immutato nel periodo della neutralità {ma anche durante e dopo la guerra), rivelò sempre le due facce della sua azione politica: da un lato indicare alle masse che il « grande momento » era giunto, invitarle, dall'altro, ad aspettare con pazienza il segnale definitivo che il Partito, e soltanto esso, avrebbe inevitabilmente lanciato. 13 Cfr. La ·cGL negli atti, nei documenti, nei Congressi (1906-1926), a cura di L. Marchetti, Milano, 1962, p. 190. 87 BibliotecaGino Bianco

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