Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

pagina bella di solidarietà e di forza; pochi sono stati gli operai che non hanno sentito il dovere di rispondere all'appello della Camera del Lavoro. E la risposta è stata veramente spontanea e sentita. La direzione del Partito socialista, il Gruppo Parlamentare, hanno prontamente mantenuto l'impegno che il proletariato aveva assunto con se stesso, per la prima occasione sulla quale si ripetesse il tristo obbrobrioso fatto del1' eccidio 6 • Il proletariato ha incrociato le braccia [ ...] e fermo rimane fino a che i propri dirigenti da Roma e Milano non ordineranno: riprendete il lavoro! [ ...] I lavoratori non chiedono quando lo sciopero terminerà - s'aggiunge in una nota finale -. Esso è stato deliberato dalla Confederazione del Lavoro con pieno accordo con la Direzione del Partito Socialista. E dalla Confederazione deve venire l'ordine di cessarlo. I lavoratori di Venezia résteranno fuori dei loro stabilimenti fino a tanto che lo riterrà dunque opportuno la Confederazione Generale del Lavoro» 7 [corsivi miei]. Serrati, quindi, non solo non aveva intuito l'atteggiamento incerto e passivo 8 tenuto in quei giorni dalla CGL, ·ma addirittura invitava gli operai a seguirla ciecamente nelle future decisioni. L'ambiguità di Serrati, la sua incertezza continuarono a rivelarsi in maniera veramente sconcertante nei giorni successivi. La sua disapprovazione verso le facili illusioni di improvviso sconvolgimento dell'ordine costituito, che entusiasmavano invece l'animo di Mussolini 9, lo spinsero infatti a telegrafare, in data 15 giugno da Mestre all'Avanti!: 6 Dopo l'eccidio di Roccagorga (6 gennaio 1913), la Direzione del PSI aveva deliberato di proclamare lo sciopero generale di protesta nel caso di un nuovo eccidio. La CGL pur acconsentendo alla deliberazione, s'era riservata di indire per il mese di marzo un referendum · tra le organizzazioni aderenti. Fu sulla base dei risultati ottenuti da quel referendum (la maggior parte delle organizzazioni che vi risposero, si pronunciarono a favore dello sciopero a tempo determinato) che il Consiglio nazionale della Confederazione decise di effettuare, in caso di necessità, uno sciopero di ventiquattro ore o al massimo di quarantotto. (Sulla intera questione, dr. L. Lotti, op. cit., p.70-71.) 7 Archivio Centrale dello Stato, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Divisione Affari · generali e riservati, Conflagrazione Europea, « Agitazioni contro la guerra», fase. «Venezia», in data 9 giugno 1914. 8 Sia· il Lotti (op. cit., p. 71) come già R. De Felice (Mussolini il rivoluzionario, Torino, 1965, p. 202, n. 2) danno· particolare rilievo ad una telefonata intercorsa fra Liguori (corrispondente dell'Avanti!) da Roma a Guarino (redattore del giornal~) da Milano, in cui si dichiara che « trattandosi di sciopero generale di carattere · politico, l'iniziativa non poteva partire dalla Confederazione, ma se la Direzione generale del partito l'avesse proclamato la Confederazione si sarebbe associata ». 9 Serrati aveva cominciato a criticare Mussolini agli inizi del 1913, accusando da un lato il partito di peccare di elettoralismo spicciolo (« la conquista di un collegio fatta nei metodi e nelle forme con cui oggi, purtroppo si continua ad agitare il pecorume elettorale, deve rappresentare non una vittoria, ma un pericolo»; dr. G.M. Serrati, Della nostra intransigenza, in Avanti!, 6 gennàio 1913) e rilevando, dall'altro, come facili entusiasmi rivoluzionari avrebbero facilmente aperto la strada al personalismo e al feticismo (« sotto il nostro controllo e colla nostra responsabilità, si autorizza il riprodursi di quei fenomeni di personalismo e di feticismo che ci hanno al male del socialismo monarchico giolittiano », ibidem). Serrati, che già attraversava pur dopo la vittoria della sinistra a Reggio Emilia, un periodo di particolare pessimismo, invitava invece ad un ritorno alla realtà, ad una « maggiore valutazione dei fatti », ad elaborare in definitiva « un programma generale di azione elettorale, intorno al quale chiamare a raccolta tutti i compagni e nel nome del quale iniziare la battaglia politica». Ha già rilevato R. De Felice. che solo « apparentemente l'attacco di Serrati non riguardava Mussolini ( ... ) in realtà la critica ai troppo facili ottimismi e il richiamo ai «fatti» si rivolgevano a lui (op. cit., p. 144-145). Resta, tuttavia, da chiedersi se l'atteggiamento, la posizione serratiana fosse animata, oltre che da un forte spirito critico, anche da una « notevole tensione rivoluzionaria», come è propenso a crèdere il Santarelli. (Cfr. R. Santarelli, La revisione del marx_ismo in . Italiql Milano, 19611 p. 1:51·) . . . . . . A nostro parere, il Serrati denuncia, gia da allora, 1mcapac1ta politica d1 criticare (dietro la denuncia di singoli atteggiamenti piu o meno deleteri), la « funzione» stessa di un Partito che mai aveva elaborato un tipo di lotta che, al di là della rivendicazione spicciola, mettesse in crisi seriamente cioè economicamente, le strutture del sistema borghese. In fondo essere intransigente significò' per Serrati criti~are, pi~ ~egli a~tri, _l'accomodantisIJ?-O.riformista; definirsi rivoluzionario, mantenersi puro da ogm deviaz1omsmo sia d1 destra che d1 sm1stra. E, come nel 1920, 85 BibliotecaGino Bianco

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