Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

Mentre il Comitato Esecutivo dell'U.S.I. ribadiva la· condanna della guerra, estranea agli interessi del proletariato, e invitava i lavoratori tutti « qualora l'Italia deliberasse di uscire dalla ·neutralità - per qualsiasi ragione che non sia l'invasione del territorio nazional.e - a rispondere con lo Sciopero Generale insurrezionale » 123 , appariva sul L~Internazionafe dell'8 agosto un articolo di Masotti indicativo del clima di ripensamento venutosi a creare tra i sindacalisti. Vi comparivano valutazioni completamente nuove della realtà politica che si avvicinavano alla ~ematica che si stava dibattendo tra la sinistra riformista e democratica 124 • Masotti si spingeva ben al di là della condanna all'Austria-Ungheria e delle affermazioni di simpatia e solidarietà verso la Francia e il Belgio, ormai comuni a tutta la sinistra, e metteva in discussione il significato e il valore stesso della neutralità assoluta. Questa, se aveva s.congiurato il pericolo di un intervento accanto agli Imperi centrali, appariva ora in tutta la .sua astrattezza: non poteva sussistere infatti una sterile affermazione di pace e di equidistanza tra i due blocchi belligeranti. « Noi speriamo - esordiva il Masotti - che tutti i lavoratori e che tutti i sindacalisti non abbiamo mai confuso il sindacalismo con un vieto pacifismo ad ogni costo eccellente piatto di ogni menu riformista» 125 • La guerra non era considerata semplicemente un conflitto fra nazioni ma uno scontro tra due diverse concezioni della vita sociale, il feudalesimo e l'imperialismo teutonico contro i principi della democrazia: da una parte l'Austria e la Germania « ultimo resistente blocco del feudalesimo militarista eclericale », dall'altra il resto dell'Europa dove i principi della rivoluzione, hanno ridotto in frantumi il medio evo col trionfo dell'uguaglianza e delle libertà politiche. È la reazione che muove dai suoi campi trincerati in un furioso attacco alla Rivoluzione. Per l'Europa la vittoria degli Imperi avrebbe significato un ritorno alla reazione, al Medioevo; la sconfitta invece, il libero costituirsi di stati nazionali in cui il socialsmo e la lotta di classe potrebbero piu facilmente svilupparsi e forse la premessa alla Federazione degli stati repubblicani d'Europa: « La guerra attuale, quali possano essere i risultati ultimi ha in sé tutti i caratteri di una grande rivoluzione. Da essa dipende la libertà o la reazione in Europa ». L'Italia anche se aveva scelto la neutralità, non poteva, pertanto, rimanere indifferente di fronte a un conflitto in cui erano in giuoco le sorti della libertà di tutta l'Europa e del socialismo. « Non vi sarà pace, non vi sarà libertà in Italia e nel mondo, finché la spada del Kaiser non sarà ridotta in frantumi. Per questo solo l'attuale guerra non ci spaventa; ci assiste la speranz8: che la Francia salverà, con la sua vita, la libertà in Europa. Ed è anche per questo - conclude il Masotti - che la nostra coscien123 Unione Sindacale Italiana, Al proletariato! ne L'Internazionale, 8 agosto 1914. 124 Si tengano presenti le prese di posizioni di Bissolati e Bonomi. Cfr. R. De Felice, op. cit., p. 294 e L. Valiani, Il Partito Socialista Italiano nel periodo della neutralità 1914125 Tullio Masotti, Per la libertà dell'Europa, ne L'Internazionale, 8 agosto 1914. 80 BibliotecaGino Biànco

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