Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

tellata dal comune mattino e dalla stessa idea di redenzione, oltre ogni mare, oltre ogni confine. Il proletariato - non vi è dubbio - apprezzerà questa proposta e la farà sua nei comizi di domani i quali, vogliamo saperlo, saranno l'inizio di una azione che dovrà continuare ad intensificarsi se non vuole rimanere una inutile controparata alle coreografie militari del di dello Statuto ». Per i sindacalisti, la manifestazione imminente non doveva andare al di là di una protesta energica del proletariato contro il governo e, soprattutto, doveva rappresentare una affermazione della. volontà di pace e di solidarietà internazionale contro gli interessi capitalistici che miravano alla guerra. Essi non intendevano affatto provocare un'azione a carattere insurrezionale. Nulla quindi avrebbe fatto supporre un movimento vasto, quale era auspicato da Malatesta e quale poi si verificò. Degli incidenti del 7 giugno ad Ancona e della vasta agitazione seguitane, « la settimana rossa », durata fino al 13 giugno, ha fatto un'esauriente trattazione Luigi Lotti seguente giorno per giorno lo svolgersi degli avvenimenti, analizzando le posizioni dei gruppi sindacali e politici ed il comportamento delle masse. Tralasciando, quindi, la cronaca dei fatti, ci soffermeremo sui sindacalisti rivoluzionari, approfondendo, per quanto possibile, le conoscenze già acquisite. I sindacalisti rivoluzionari furono colti di sorpresa dalla notizia degli scontri di Ancona, poiché, come già detto, erano pervenuti alla decisione qello sciopero generale senza porsi altro obiettivo che una manifestazione di protesta 82 • Superata però la prima incertezza, mentre l'atmosfera si faceva piu eccitata, essi cominciarono a sperare che l'azione si allargasse in un moto piu vasto tale da riuscire ad abbattere il dominio della borghesia. Animato da tale speranza, il De Ambris sollecitava pertanto l'adesione dei ferrovieri e spingeva la folla a ostacolare il traffico ferro viario con atti di sabotaggio. Infatti, come il Malatesta, egli riteneva decisivo impedire alle truppe di affluire nei centri di agitazione, per assicurare una possibilità di successo. A tal fine, pur avvertendo la disorganizzazione e la scarsità del numero dei rivoluzionari, egli incitava i lavoratori a « vendere le biciclette per comprare le rivoltelle ed ammazzare la porca borghesia » e il suo motto era « Occhio per occhio, dente per dente » 83 • Anche Corridoni a Milano, parlando agli scioperanti, affermava che era necessario agire « contro il governo e contro la monarchia »; e aggiungeva « noi diciamo forte che il proletariato di Milano e d'Italia non 81 Luigi Lotti, op. cit. Cfr. anche Enzo SantareÌli, op. cit., p. 130-174. 82 De Ambris ad Ancona, dove si era immediatamente recato la mattina dell'otto, parlando ad una folla eccitatissima, esaltò la battaglia rivoluzionaria ma invitò alla calma perché la situazione non era ancora matura. I sindacalisti della Camera del Lavoro di Piacenza votarono un ordine del giorno in cui accusavano il governo borghese chiedendo da parte dell'U.S.I. un'energica azione di protesta, augurandosi che essa consistesse nello sciopero generale. A.C.S., Ministero dell'Interno, cit., C-2, busta 83, fase. 186, sottofasc. 48, telex 9 giugno 1914. 83 Discorso tenuto da Alceste De Ambris a Parma nel pomeriggio del 10 giugno. Cfr. L. Lotti, op. cit., p. 120. 64 BibliotecaGino Bianco

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