Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

riprenderà il lavoro fino a quando casa Savoia non sarà mandata in Sardegna ». Egli si augurava che anche i ferro vieri, ancora indecisi, si unissero a tutto il proletariato italiano « Noi siamo milioni e il governo non può contare che su trecentomila soldati. Proseguiamo adunque; sarebbe un tradimento riprendere il lavoro » 84 • È importante notare come per Corridoni obiettivo principale dell'azione fosse abbattere la monarchia, cardine del sistema borghese e quindi il piu grosso ostacolo per instaurare il potere del proletariato. Animato da una fede quasi mistica nella rivoluzione, testimoniata da quanti a lui. erano vicino, e da una grande fiducia nella capacità e generosità delle masse, il Corridoni sperava che fosse giunto il momento dell'attuarsi del sogno di tutti quegli anni di lotta. Egli avvertiva la difficoltà dell'impresa e l'esiguità delle forze proletarie, assai meno di quanto invece non l'intuisse De Ambris, per la sua lunga esperienza di organizzatore e per le sue qualità politiche. Colpiti dalla vastità dello sciopero, dall'adesione incondizionata persino della C.G.d.L., i sindacalisti impressero alla loro azione una direttiva rivoluzionaria. Al loro fianco si trovavano, oltre agli anarchici, i repubblicani, che pensarono fosse giunto finalmente il momento della conquista insurrezionale della ·repubblica, e soprattutto Benito Mussolini che allo stesso comizio di Milano aveva auspicato l'unione di tutte le forze « in un solo fascio per colpire un unico bersaglio » 85 • Una posizione di incertezza e di attesa assunse il Sindacato Ferrovieri provocando le aspre critiche di tutti i « sovversivi»; benché pienamente autonomo, infaùi, decise di aderire allo sciopero solo quarido ne parve certa la proclamazione ad oltranza da parte della C.G.d.L. e dell'U.S.I. . Il Sindacato Ferrovieri era considerato la punta massima del sindacalismo italiano; la su.aopposizione al governo era stata. sempre irriducibile ed anche dopo la rinuncia allo sciopero nell'aprile precedente, esso aveva · continuato la polemica contro i provvedimenti presi per risolvere i problemi della categoria 86 • In effetti si trattava di atteggiamenti combattivi a parole, dietro i quali si nascondevano posizioni di rinuncia e di cedimento. La maggior parte dei ferrovieri- dopo che il governo, in seguito alla presentazione del nuovo disegno di legge e alla-nomina della Commissione dei 84 Discorso del 9 giugno a Milano, in Corriere della Sera, 11 giugno 1914. 8 5 Corriere della Sera, 11 giugno 1914. 86 Il 3 maggio era stata nominata la commissione preannunciata da Salandra, detta « dei Ventuno» dal numero dei suoi ocmponenti. Erano stati chiamati a partecipare ai lavori quattro rappreesntanti dei ferrovieri: uno del Sindacato, uno della Federazione, uno dell'Associazione ferrovieri cattolici, un quarto in rappresentanza di quanti erano estranei a qualsiasi organizzazione. Il Sindacato si era mostrato contrario fin dall'inizio a parteciparvi, mentre i rappresentanti della Federazione, sebbene non fossero molto soddisfatti, vi avevano aderito. Il 6 maggio il Ministro dei Lavori Pubblici Ciuffelli presentò alla Camera il preannunciato disegno di legge per il miglioramento delle pensioni, l'aumento delle paghe e la ricluzione delle ore di lavoro. Il 25 dello stesso mese si riunf il cosiddetto « parlamentino ferroviario » · organismo rappresentativo, in seno all'azienda delle varie categorie di dipendenti, per esaminare il disegno di legge. I rappresentanti del Sindacato intrapresero un sistematico boicottaggio delle discussioni in contrasto con i mèmbri della Federazione, scendendo anche a vie di fatto, con essi il vice direttore che aveva presieduto i lavori li dichiarò definitivamente chiusi il 26 maggio. Cfr. L. Lotti, op. cit., p. 79-80. 65 BibliotecaGino Bianco

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